Condiscepoli di Agostino
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Tutti i cristiani sono sacerdoti

Educati come siamo dal Concilio Vaticano II, oggi non fa meraviglia l’idea che ogni battezzato partecipa del sacerdozio di Cristo. Ma pensare che questi erano convincimenti ben radicati fin dai tempi di Agostino può destare sorpresa...

Parole chiave: Aforismi (46), Condiscepoli di Agostino (100)

Educati come siamo dal Concilio Vaticano II, oggi non fa meraviglia l’idea che ogni battezzato partecipa del sacerdozio di Cristo. Ma pensare che questi erano convincimenti ben radicati fin dai tempi di Agostino può destare sorpresa. Basta prendere in considerazione un aforisma contenuto nel libro ventesimo della Città di Dio: “Come a motivo del mistico crisma diciamo tutti cristi, così tutti li diciamo sacerdoti, poiché sono membra dell’unico Sacerdote” (De civ. Dei 20,10). Che cosa è il mistico crisma se non lo Spirito Santo, trasmesso al battezzato mediante il crisma? Dal crisma deriva Cristo e, dunque, cristiani! “Cristi” significa membra di Cristo. Ma poiché Cristo è il sommo ed eterno sacerdote, l’unico vero sacerdote, quanti sono sue membra sono partecipi del suo sacerdozio. Di conseguenza sono sacerdoti in Cristo sacerdote. Non si tratta di un sacerdozio ministeriale pastorale, la cui specificità ministeriale è finalizzata a servire il popolo di Dio, popolo appunto sacerdotale. Cosa che Agostino aveva chiarito nel testo immediatamente precedente, quando così si era espresso: “Non è stato detto unicamente nei riguardi dei vescovi e dei presbiteri, che già sono propriamente chiamati tali” (Ivi). Precisiamo il “non è stato detto”. A che cosa si riferisce? Il testo che fa da cornice è uno dei più complessi. Va inquadrato persino nella questione dei mille anni! Sappiamo che Agostino, al di là di quanto qualcuno gli attribuisce, pensa ai mille anni come un lungo periodo di secoli, nei quali “la seconda morte non ha potere”. Agostino evidenzia il testo immediatamente seguente: “Saranno sacerdoti di Dio e di Cristo e regneranno con lui per mille anni” (Ap 20,6). Di che tempo si tratti, nemmeno gli esegeti sono concordi. Parrebbe un tempo di respiro, prima dello scatenamento finale, escatologico, di satana. In ogni caso, è interessante che Agostino evidenzi il fatto del sacerdozio battesimale dei cristiani, grazie al quale si offrono al Padre mediante il sommo sacerdozio di Cristo. E Agostino ribadisce tale convinzione richiamando il testo della Prima lettera di Pietro: “Di essi dice l’Apostolo Pietro: ‘Plebe santa, regale sacerdozio’” (1 Pt 2,9). Il tutto, in vista e in preparazione alla grande persecuzione finale che “subirà la Chiesa, cioè tutta la città di Cristo da parte dell’intera città del diavolo” (De civ. Dei 20,11). Dopo di che, questo popolo sacerdotale, regnerà con Cristo nel mondo dei risorti, in quel “regno dove non c’è morte” (Cfr De civ. Dei 20,13).

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