Condiscepoli di Agostino
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Maria nel mistero del Natale ci indica il dono di sé con i teneri atti materni

Agostino non si lasciava fuggire occasione per parlare di Maria, specialmente quando si rivolgeva al popolo. L’ha definita creatura di Dio e, nello stesso tempo, madre del suo Creatore...

Parole chiave: Aforismi (46), Sant'Agostino (175), Maria (18), Natale (46)

Agostino non si lasciava fuggire occasione per parlare di Maria, specialmente quando si rivolgeva al popolo. L’ha definita creatura di Dio e, nello stesso tempo, madre del suo Creatore. E Dante stesso nell’ultimo canto del Paradiso, cioè nella supplica di san Bernardo, ne riporta con fedeltà poetica il pensiero. Ma era soprattutto in occasione del Natale che Agostino faceva risaltare la figura di Maria. Un esempio singolare è dato dal Discorso 184,3. Nel rivolgersi durante l’omelia alla sua gente esce con una espressione/aforisma di una incisività efficacissima. Ecco il testo: “Maria reggeva (nel grembo) il nostro re. Lei portava Colui nel quale noi siamo. Lei allattava il nostro Pane!” (“Illa regem nostrum regebat; in quo sumus illa portabat; panem nostrum illa lactabat”).
In quel “regebat” viene evocato il fatto di essere la madre regina del Re che portava in grembo nei mesi della gravidanza. Il Figlio di Dio, fatto carne, vive e cresce nel grembo di Maria.
Agostino prosegue sulla stessa linea nell’affermare che Maria portava Colui nel quale noi siamo. Lo portava nel grembo, ma anche sulle sue braccia, una volta venuto alla luce. Ancora una volta Agostino evidenzia l’accostamento con l’Assoluto del divino, principio del nostro stesso essere, e la sua accondiscendenza di lasciarsi portare dall’umano da Lui creato
Ma ciò che lascia ancor più sorpresi e carichi di stupore è la terza immagine: Maria allattava il nostro Pane. Che tenerezza! È un atto vitale. Il figlio infante vive del latte materno. E il latte materno personifica il dono di sé di una madre ad un figlio. Quel latte è la madre stessa, non qualche cosa di estraneo a lei. Lei è il nutrimento del figlio. Ma quel Figlio, a sua volta, è il Pane dell’umanità. Lo è sotto il segno sacramentale dell’essere Pane di Verità, cioè Pane della Parola, Lui Verbo di Dio e, simultaneamente, Pane eucaristico. Come a dire che in Cristo Parola ed Eucaristia c’è Maria. In altre parole: nutrendoci della Parola e dell’Eucaristia ci nutriamo anche di Maria, che altro ministero non ha se non quello di portarci a Cristo, di tenerci uniti a Cristo, di nutrirci di Cristo, di farci vivere Cristo. Questo è il senso profondo del Natale cristiano.

† Giuseppe Zenti
Vescovo emerito di Verona

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