Commento al Vangelo domenicale
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Maria, colei che ha creduto

Luca 1,39-56

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Parole chiave: Vangelo della Domenica (274)
Maria, colei che ha creduto

Tra la folla innumerevole degli «innamorati di Maria» notiamo: Sant’Efrem, eremita e poeta siro, il primo cantore della Vergine: «Mia santissima Signora, gloria di tutto il genere umano». San Cirillo di Alessandria difende durante il Concilio di Efeso (431) il titolo di «Maria Madre di Dio». San Bernardo di Chiaravalle, definito da Dante il «Cavaliere della Madonna», celebra Maria con un ardore ineguagliabile, rendendo popolare il nome di «Madonna». Dante, il grande poeta della Divina Commedia, scrive il più bel inno mariano, che così inizia: «Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura». San Luigi Maria Grignion de Monfort scrive: «Maria è il paradiso di Dio». San Giovanni Bosco rende popolare nel mondo la devozione a Maria «Aiuto dei cristiani», e attribuisce tutta la sua opera all’aiuto di Maria. Charles Péguy, poeta francese, scrive «Maria è la più vicina a Dio, perché è la più vicina agli uomini». San Massimiliano Kolbe, francescano polacco morto in un campo di concentramento, fonda la «Milizia di Maria Immacolata» e poi la rivista «Il cavaliere dell’Immacolata».

Il Petrarca celebra Maria come colei «ch’alluma questa vita e l’altra adorna». Il Manzoni torna più volte sul tema di Maria, definendola «Stella ai periglianti  scampo». In un componimento quasi improvvisato scrive: «Per te, o Madre, siamo fratelli / di Colui che ci creò». E racconta con parole sue l’episodio della visita di Maria a Elisabetta, che sta al centro del Vangelo di oggi.

La pagina dell’evangelista Luca ha due vertici: l’espressione «Beata colei che ha creduto»: chiave che ci dischiude l’intima realtà di Maria. Nelle parole della cugina Elisabetta si notano una benedizione e una beatitudine. La benedizione è stata adottata dalla più celebre preghiera mariana, l’Ave Maria: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo». Nel grembo di Maria si realizza la presenza suprema di Dio in mezzo agli uomini. Lei è la tenda perfetta dell’alleanza tra Dio e il suo popolo, il tempio definitivo della presenza di Dio. C’è poi la prima beatitudine dei Vangeli, che suona letteralmente: «Beata la credente». Altro splendido titolo mariano. Delinea la risposta personale di Maria: all’immediata disponibilità a Dio nel «Sì» dell’Annunciazione segue la concreta disponibilità alla cugina Elisabetta dove Maria è presentata come «colei che crede nella parola efficace di Dio». La tradizione orientale ha voluto rappresentare in moltissime icone la figura di Maria come «Odigitria», ovvero come «Colei che indica la strada» della fede nel Cristo suo Figlio.

Quadro: Tiziano Vecellio, Assunta (particolare), 1516-1518, Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari (Venezia)

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