Condiscepoli di Agostino
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Le ferite familiari viste dal buon Pastore

L’ottavo capitolo dell’Esortazione apostolica Amoris Laetitia segnala alcuni criteri con i quali farsi prossimo dei divorziati risposati: accompagnare, discernere ed integrare; ed indica metodologie di vicinanza, finalizzate ad offrire gli aiuti spirituali che possono rendere migliore la loro vita spirituale.

Parole chiave: Amoris Letitia (1), mons. Giuseppe Zenti (325), Vescovo di Verona (247)

L’ottavo capitolo dell’Esortazione apostolica Amoris Laetitia segnala alcuni criteri con i quali farsi prossimo dei divorziati risposati: accompagnare, discernere ed integrare; ed indica metodologie di vicinanza, finalizzate ad offrire gli aiuti spirituali che possono rendere migliore la loro vita spirituale.
Papa Francesco non sminuisce né annacqua il progetto di Dio sul matrimonio. Ma, come personificazione del Buon Pastore nell’oggi, si mette nei panni di Gesù, cui sta a cuore la situazione di chi ha fatto fallimento coniugale, al quale comunque ricorda di non essere uno scomunicato (cf AL 243). Consapevole della complessità delle situazioni, le cui variabili non sempre sono riconducibili ad un unico filone, cerca di salvare il salvabile. E dopo aver chiarito che “ogni rottura del vincolo matrimoniale è contro la volontà di Dio” (AL 291), precisa che la grazia di Dio opera anche nella vita di chi è in situazione irregolare, dando a lui il coraggio di compiere il bene, per prendersi cura con amore l’uno dell’altro. Benché la Chiesa sempre proponga la perfezione, deve accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito... Il compito della Chiesa nei loro confronti assomiglia a quello di un ospedale da campo (cf AL 291). Va da sé che “il matrimonio cristiano, riflesso dell’unione tra Cristo e la sua Chiesa, si realizza pienamente nell’unione tra un uomo e una donna che si donano reciprocamente in un amore esclusivo e nella libera fedeltà e si aprono alla trasmissione della vita [...] come chiesa domestica e fermento di una società nuova. Altre forme di unione contraddicono radicalmente questo ideale [...] la Chiesa però non manca di valorizzare gli elementi costruttivi in quelle situazioni che non corrispondono ancora al suo insegnamento sul matrimonio” (AL 292). L’Esortazione considera occasione da non perdere quella di accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio i matrimoni solo civili o le convivenze quando si constata affetto e senso di responsabilità. Mentre è preoccupata di chi fa l’esperienza della convivenza e rimanda all’infinito la decisione di celebrare il matrimonio (cf AL 293). Incoraggia ad avanzare gradualmente verso l’obiettivo del Matrimonio, secondo la legge della gradualità dei passi da compiere (cf AL 294-295).  
Di fronte alle situazioni di fragilità dei suoi figli, in quanto membri del suo Corpo in qualità di battezzati, la Chiesa che è madre non intende marchiare nessuno di condanna eterna, ma è protesa ad offrire possibilità reali di conversione, magari a piccoli passi che solo Dio può valutare (cf AL 296). A tutti la Chiesa deve rivelare la divina pedagogia della grazia e aiutarli a raggiungere la pienezza del piano di Dio in loro, sempre possibile con la forza dello Spirito Santo (cf AL 297). Il Papa insiste sulla necessità di attuare un serio discernimento delle situazioni che sono assai differenziate: “Una cosa è una seconda unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà, dedizione generosa, impegno cristiano, consapevolezza dell’irregolarità della propria situazione e grande difficoltà a tornare indietro senza sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe [...] la Chiesa riconosce situazioni in cui l’uomo e la donna, per seri motivi – quali ad esempio l’educazione dei figli – non possono soddisfare l’obbligo della separazione [...] e alcuni soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio irreparabilmente distrutto non era mai stato valido [...] dev’essere chiaro che questo non è l’ideale che il Vangelo propone per il matrimonio e la famiglia [...] occorre compiere un discernimento sulle singole situazioni, convinti che non esistono semplici ricette […]. È possibile soltanto un nuovo incoraggiamento ad un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari” (AL 298; 300).  Il Papa si spinge oltre ed invita a trovare possibili forme di integrazione nella vita della comunità cristiana negli ambiti della pastorale, della liturgia e della educazione (cf AL 299). In ultima analisi, è da chiedersi quale bene è riscontrabile in loro e su quali valori si può far leva per passi ulteriori nella linea dell’avvicinamento all’ideale del matrimonio.

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