Condiscepoli di Agostino
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La Messa nell’Anno Giubilare della Misericordia

Nell’Anno Giubilare della Misericordia non tutto va collocato allo stesso livello di importanza spirituale. Altro è un pellegrinaggio, altro l’attraversamento della Porta Santa, altro un’opera di misericordia, altro la Confessione, altro la celebrazione della Messa o Eucaristia...

Nell’Anno Giubilare della Misericordia non tutto va collocato allo stesso livello di importanza spirituale. Altro è un pellegrinaggio, altro l’attraversamento della Porta Santa, altro un’opera di misericordia, altro la Confessione, altro la celebrazione della Messa o Eucaristia.
Dopo aver evidenziato il senso valoriale della Confessione, fissiamo l’attenzione sull’Eucaristia. E cominciamo proprio dal cogliere il giusto rapporto tra la celebrazione sacramentale della Confessione e quella dell’Eucaristia. Per sua natura la Confessione è finalizzata a distruggere in noi il nostro uomo vecchio, per dirla con Paolo. Quell’uomo vecchio muore nelle braccia del Padre che seppellisce per sempre nel suo cuore ogni malefatta del figlio prodigo, mediante un perdono del tutto gratuito. Segna dunque la fine di una miserevole disavventura, di cui non rimane traccia nella memoria del Padre. Proprio a questo punto si innesta la grazia del Sacramento dell’Eucaristia, cioè della Messa: è la festa del banchetto, in vista del quale il Padre fa indossare al figlio ritornato il vestito più bello, i calzari ai piedi, l’anello prezioso al dito. Tutto è pronto per la festa: musica e canti, invitati. Tutti possono saziarsi dei cibi migliori e inebriarsi dei vini di alta qualità. Potremmo dire: dopo essere stato liberato dal vecchio uomo con la Confessione, il cristiano viene vestito come uomo nuovo per il banchetto eucaristico, che lo nutre per abilitarlo ad una vita di figlio nella quotidianità.
Tutto scaturisce dal Mistero Pasquale di Morte e di Risurrezione di Cristo. Precisa in proposito Paolo nella Lettera ai Romani: “Gesù nostro Signore è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione” (Rm 4,25). Concretamente: le risorse spirituali generate dalla morte di Cristo sono finalizzate a far morire in noi il peccato; le risorse generate dalla Risurrezione sono finalizzate alla vita da risorti. Nella Messa, che il Concilio Vaticano II definisce “culmine e fonte, radice e cardine” (cf PO 5.6) di tutta la vita cristiana, confluisce l’intero Mistero Pasquale.
Se dunque il Mistero Pasquale di Morte e Risurrezione di Gesù Cristo è l’espressione più alta della Misericordia di Dio, l’Anno Giubilare della Misericordia non può che condurci all’Eucaristia celebrata, cioè alla Messa. Una Messa, almeno domenicale e festiva, cui assicurare non una presenza passiva e ritualistica, ma partecipata con tale fede da lasciarsene assimilare, divenendo per così dire una Eucaristia vivente, come in sostanza affermava Sant’Agostino: “Non tu, o uomo, trasformerai me in te, come avviene per il cibo, ma io, che sono il tuo cibo, trasformerò te in me”. Diventare Eucaristia, grazie all’Eucaristia, celebrata e adorata! Questo è il fine dell’Anno Giubilare della Misericordia. Il resto ne è la fruttificazione. Di conseguenza, in questo Anno Santo dovremmo sentire la necessità di coinvolgere le famiglie intere, con i loro figli che assolutamente non vanno privati, per ragioni spesso banali, della partecipazione alla Messa domenicale e festiva. Sarebbe privarli del senso stesso della vita terrena, in vista della vita eterna, di cui l’Eucaristia è il germe.
Siamo giunti alla Pasqua dell’Anno Giubilare della Misericordia! Una grazia nella grazia! Ridesti in tutti e in ognuno la coscienza di quale bene è la Messa e di quale danno spirituale ne consegue il suo abbandono. Soprattutto per le giovani generazioni. È il mio augurio di pastore d’anime a tutta la mia diocesi: riscopriamo il valore della Messa! Allora Cristo starà al centro della nostra vita. E noi saremo davvero “cristiani”. Cristiani risorti.

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