Condiscepoli di Agostino
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La Città di Dio

Consideriamo l’impianto generale della Città di Dio (De Civitate Dei), lasciandoci guidare da Agostino stesso, come esegeta e come ermeneuta, attraverso i suoi scritti...

Consideriamo l’impianto generale della Città di Dio (De Civitate Dei), lasciandoci guidare da Agostino stesso, come esegeta e come ermeneuta, attraverso i suoi scritti.
Tra i tre principali scritti al riguardo prendiamo in considerazione l’inizio del libro diciottesimo della Città di Dio: “Delle due città, di cui una è di Dio, l’altra è di questo mondo, nella quale, per quanto attiene al genere degli uomini, anche questa è peregrina, ho promesso di scrivere sulla sua origine, sul suo sviluppo e sui debiti fini, avendo confutato dapprima i nemici della città di Dio che preferiscono i loro dei al loro Creatore che è Cristo e con livore a loro molto dannoso avversano atrocemente i cristiani, per quanto mi sia stata di aiuto la grazia di Dio: ciò che ho fatto nei primi dieci libri”. Agostino precisa dunque il fatto che i primi dieci libri sono dedicati alla confutazione, cioè alla critica, della cultura idolatra del mondo pagano, incapace di assicurare il benessere terreno (primi cinque libri) e il domani eterno (dal libro sesto al decimo), nonostante la venerazione degli dei. Annota quindi che nei quattro libri successivi, dall’undicesimo al quattordicesimo, tratta l’origine delle due città, scendendo però nel dettaglio: nel quindicesimo sviluppa la loro evoluzione dal primo uomo fino al diluvio e, successivamente, fino ad Abramo prendendo in considerazione il progresso delle due città in un unico libro; il sedicesimo libro narra la storia da Abramo fino all’epoca dei re e dai re fino a Cristo; il diciassettesimo è riservato alle profezie sul Messia Re, Salmi compresi. Prima però di passare a tracciare il quadro del diciottesimo libro, Agostino ritiene doverosa una sua precisazione: “Nel mio modo di narrare sembra che abbia compiuto progressi soltanto la città di Dio, sebbene non da sola sia progredita nel tempo, ma l’una e l’altra”. E prosegue: “L’ho fatto affinché, senza l’interruzione dovuta all’antitesi con l’altra città, la città di Dio apparisse più distintamente nel suo evolversi da quando cominciarono ad essere più manifeste le promesse di Dio fino alla nascita di Gesù dalla Vergine, perché in Lui si dovevano verificare gli eventi preannunciati dal principio. Essa però fino alla rivelazione della Nuova Alleanza progredì non nella luce ma nell’ombra. Ora noto che si deve eseguire ciò che avevo omesso, trattare cioè nella misura adeguata come abbia progredito dal tempo di Abramo anche la città terrena, affinché le due città si possano confrontare nella riflessione dei lettori”. Ecco allora il libro diciotto, che pone a confronto le due città nel loro evolversi, mettendo spesso sullo stesso piano storico gli eventi contemporanei, utilizzando come fonti da una parte la Bibbia e dall’altra Varrone: ad esempio: all’epoca di Abramo in Assiria regnava ... (18,2); Roma fu fondata all’epoca di Ezechia (18,22).
Per comprendere l’impianto della Città di Dio dal libro diciannove fino alla fine, al libro ventiduesimo, ci rifacciamo alle Ritrattazioni e alla Lettera a Firmo. Da queste due risulta che i quattro ultimi libri trattano dei fini delle due città, cioè dell’approdo a cui conducono: la Città di Dio alla vita beata nel mondo dei risorti; quella terrena alla morte seconda, cioè all’inferno.
Concretamente, in conformità ai suggerimenti dati da Agostino stesso al discepolo Firmo ai fini dell’edizione divulgabile, dedotta dal manoscritto originale, l’opera è preferibilmente raggruppabile in cinque tomi: il primo tomo contiene i primi cinque libri nei quali Agostino confuta il mondo pagano per incapacità di assicurare il benessere terreno; il secondo è costituito dai successivi cinque libri, che criticano il paganesimo come insignificante agli effetti della vita dopo la morte; il terzo tomo raccoglie quattro libri, dall’undicesimo al quattordicesimo, sull’origine delle due città; il quarto tomo, altri quattro libri nei quali narra lo svolgimento e lo sviluppo delle due città; il quinto tomo focalizza il fine ultimo delle due città.

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