Condiscepoli di Agostino
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Con la sua venuta Cristo ci ha resi Uno in Lui

Avendone personalmente sperimentato l’efficacia di salvezza in se stesso, Agostino mai distrae la sua attenzione da Cristo unico Salvatore, “nato da una donna” (De Trinitate 4,7.11)...

Con la sua venuta Cristo ci ha resi Uno in Lui

Avendone personalmente sperimentato l’efficacia di salvezza in se stesso, Agostino mai distrae la sua attenzione da Cristo unico Salvatore, “nato da una donna” (De Trinitate 4,7.11). In effetti, “poiché ci eravamo allontanati dall’unico Dio Sommo e Vero a causa dell’iniquità dell’empietà, opponendoci (“resilientes”!) e, in dissonanza con Lui, ci eravamo vanificati e dispersi in molte cose; aderendo ad una molteplicità di cose, occorreva che al cenno e al comando di Dio misericordioso la stessa molteplicità delle cose invocasse la venuta dell’Uno” (Ivi). Dunque, la venuta di Cristo era richiesta come un grido dalla condizione dell’uomo, frastagliato e disperso nella varietà delle cose, in definitiva degli idoli. Schiavo di tale varietà di idoli, l’uomo aveva smarrito il senso della propria identità unitaria. Era come polverizzato. L’unità del nostro essere l’avremmo ritrovata esclusivamente nell’Uno. Per questo Agostino insiste sulla necessità di prendere coscienza dell’Uno e di aderire all’Uno: “Liberati dalle molte cose, era necessario che venissimo all’Uno; che, morti nell’anima per molti peccati e destinati a morire nel corpo come pena del peccato, amassimo quest’Uno, morto per noi nella carne senza peccato; che noi credendo in quell’Uno risorto e con Lui risorgendo spiritualmente per fede, fossimo giustificati diventando una cosa sola nell’unico Giusto; che noi non disperassimo di poter risuscitare anche nella carne, vedendoci preceduti, noi moltitudine di membra, da Lui come unico corpo” (Ivi). Certo, Agostino mostra di avere una visione teologica di amplissimo respiro: facendo unità con Cristo, l’uomo ritrova la sua identità e si apre alla speranza di una vita come l’aveva pensata e progettata Dio, creando l’uomo a sua immagine e somiglianza. A questo punto, Agostino conclude il paragrafo con un aforisma di straordinaria efficacia: “Riconciliati con Dio per mezzo del Mediatore, aderiamo all’Uno, godiamo dell’Uno, perseveriamo nell’unità” (Ivi). L’unità, personale e di tutti i battezzati, in Cristo è sempre stata per Agostino una passione incontenibile. Il suo invito a perseverare nell’unità in Cristo e a godere di tale unità, è sempre stato accorato. Non c’è dubbio che lo stesso Mistero dell’Incarnazione ha avuto come primo effetto quello di creare unità del genere umano in Lui, proprio in virtù del suo incarnarsi in ogni uomo, come precisa l’evangelista Giovanni: “Il Verbo si è fatto carne ed è venuto a prendere dimora in noi!”. Il Natale è la festa dell’umanità unita in Cristo.

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