Condiscepoli di Agostino
stampa

Cerca per trovare trova per cercare ancora

Entrando nel libro nono del trattato sulla Trinità, Agostino indugia nel rintracciare nell’uomo i segni della presenza della stessa Trinità...

Parole chiave: Mons. Giuseppe Zenti (310), Vescovo emerito di Verona (21)
Cerca per trovare trova per cercare ancora

Entrando nel libro nono del trattato sulla Trinità, Agostino indugia nel rintracciare nell’uomo i segni della presenza della stessa Trinità. Ma prima di scandagliare nell’uomo tali immagini, pone una premessa. Riguarda il senso stesso della ricerca tipica dell’uomo, specifica del credente. Mai l’uomo dovrà saziarsi di cercare. E anche quando ha trovato ciò che cercava, a partire da ciò che ha trovato riparte per nuove conquiste, sospinto da una forza irresistibile di ricerca. In effetti, l’uomo è un essere speciale. Si qualifica appunto per l’impulso incontenibile alla ricerca della verità, fino a lasciarsene conquistare interamente. Indugia su tale questione nel primo paragrafo del libro nono. Queste le sue riflessioni. Agostino precisa il fatto che la ricerca su cui sta cimentandosi non è una ricerca qualsiasi, ma la più impegnativa di tutte. Essa riguarda “la Trinità che è Dio” (De Trinitate 9,1.1). Certo, la sua ricerca di ciò che è difficile da conoscere e ancor più da esprimere a parole, è fondata sui dati della fede, che per lui e per tutti i credenti sono granitici (“firmissimus”). Dopo aver evocato il testo del Salmo 27: “Il tuo volto, Signore io cerco”, preferisce soffermarsi su un testo a lui particolarmente caro, soprattutto per il fatto che accomuna l’esperienza spirituale sua con quella di Paolo: “Dimentico di ciò che mi sta dietro le spalle, proteso, con la tensione di tutto me stesso, corro verso la meta” (Fil 3,13-15). Il termine “tensione verso” è dato da intentio, che significa concentrazione delle facoltà dell’anima; si oppone a distensio, che significa dissipazione dello spirito. Ma Agostino conosce bene anche il termine extentio, che significa essere protesi verso Dio. Per questo afferma di essere “proteso (extendi) verso Dio con tutta la carica della sua concentrazione d’animo (secundum intentionem)” (Ivi). Sintesi di queste precisazioni è la successiva proposizione: “In effetti, la tensione nella ricerca è la più sicura risorsa, fino a quando non si abbia raggiunto ciò verso cui tendiamo e verso cui siamo protesi” (Ivi). Concretamente, la ricerca di Dio, come un essere protesi verso di Lui, esclude ogni dissipazione, mentre impone all’animo umano tutta la concentrazione possibile. In ogni caso, la pienezza della ricerca del volto di Dio si compirà solamente dopo questa vita, “quando vedremo Dio a faccia a faccia” (Ivi; 1 Cor 13,12). A questo punto anche per Agostino è maturo il suo aforisma: “Cerchiamo in modo tale da essere protesi verso l’oggetto da trovare; e troviamo in modo tale da essere sospinti a cercare ulteriormente” (“Sic ergo quaeramus tamquam inventuri et sic inveniamum tamquam quaesituri”; Ivi).

Tutti i diritti riservati
Cerca per trovare trova per cercare ancora
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento