Condiscepoli di Agostino
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Alla scoperta de Le Confessioni

Se c’è un libro di carattere autobiografico noto, per così dire, in tutto il mondo culturale sono proprio Le Confessioni di Sant’Agostino. Mentre confida a Dio il travaglio del suo cammino al fine di lasciarsi conquistare da Lui, emerge in lui una singolare capacità di scandagliare le profondità abissali del suo essere umano...

Se c’è un libro di carattere autobiografico noto, per così dire, in tutto il mondo culturale sono proprio Le Confessioni di Sant’Agostino. Mentre confida a Dio il travaglio del suo cammino al fine di lasciarsi conquistare da Lui, emerge in lui una singolare capacità di scandagliare le profondità abissali del suo essere umano. Chi ha la fortuna provvidenziale di leggere e rileggere Le Confessioni vi scopre un uomo nel quale ci rispecchiamo un po’ tutti, almeno in alcuni tratti. Si potrebbe coniare questa espressione: “L’Agostino che è in me” e la troveremmo azzeccata. Proprio per favorirne la lettura anche integrale del libro, che narra l’epopea della Misericordia di Dio in Agostino, ho ritenuto utile fare una operazione di avviamento. Una sorta di pregustazione. Concretamente, attraverso una serie di interventi sul nostro settimanale Verona Fedele, che si possono trovare anche sul sito della Diocesi (www.diocesiverona.it) o sul canale YouTube di Verona Fedele, attraverso pagine antologiche mirano a far prendere il palato su questa meraviglia di letteratura e su questo dono di Dio. Procederò nel modo seguente. Scegliendo fior da fiore dell’opera, con una mia traduzione fedele allo scritto di Agostino, lasciando da parte il testo originario in lingua latina (lo si può trovare, con citazione precisa, sul sito diocesano), presento brani significativi, preceduti però da una introduzione che serve da collante tra gli stessi testi, con l’intento di entrare il più possibile nella mente e nel cuore di Agostino. Incominciamo con un saggio. Partendo proprio dalla introduzione, che contiene una espressione, da aforisma, tra le più note: “L’uomo, una porzione della tua creazione, vuole lodarti, Signore. Tu infervoralo, affinché trovi diletto nel lodarti, poiché ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto finché non trova riposo in te”. Questa è esattamente l’introduzione dell’opera. Agostino poco più che quarantenne da poco divenuto Vescovo, ha il coraggio di rivisitare la sua vita passata. Non da psicologo, ma da credente. Di conseguenza, riprende in considerazione l’intero itinerario della sua vita, fino alla conversione, avvenuta una decina di anni prima, per scorgervi la mano della Provvidenza misericordiosa di Dio che lo ha salvato da naufragi spirituali sicuri. Il suo intento è dunque di lodare Dio, proprio nel riprendere in mano il suo passato. E nel lodarlo ne prova gioia, scorgendo in Dio il porto sicuro nel quale il suo cuore inquieto, dopo un periglioso travaglio, finalmente ha trovato pace. A questo punto Agostino fissa il suo sguardo di fede su Dio che lo ha salvato e si mette in dialogo orante, come fa in tutte Le Confessioni, con Lui, riconoscendo tutte le sue possibili qualità al superlativo assoluto: “Chi è Dio al di fuori del nostro Dio? Sommo, ottimo, potentissimo, onnipotentissimo, misericordiosissimo e fortissimo, stabile e incomprensibile, immutabile, causa di ogni mutamento, mai nuovo, mai vecchio, capace di rinnovare ogni cosa”. Come in questo tratto, in tutte Le Confessioni si mette in contemplazione orante e adorante di Dio, che progressivamente scopre come fonte degli esseri esistenti, Agostino compreso, e come Misericordia. Agostino allora, dopo essersi per così dire posto dal versante di Dio, riconosciuto nelle sue prerogative, cerca di collocarsi dal versante di se stesso nei confronti di Dio, con il coraggio di interrogarsi su quanto spazio del suo cuore lui, Agostino, sta riservando a Dio: “Signore mio Dio, per la tua misericordia dimmi: che cosa tu sei per me? Possa io correre dietro questa voce ed afferrare te. Non nascondere a me il tuo volto; che io muoia per non morire, al fine di vederlo”: altro non desidera Agostino se non di poter contemplare il volto di Dio, oltre il tempo presente, come vita della sua vita. Infine, prima di passare in rassegna le tappe della sua vita fino alla conversione, si consegna alla verità che è Dio stesso, dandogli un credito di fiducia incondizionata: “Io non discuto con Te, che sei la verità; e io non voglio ingannare me stesso”.

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