Condiscepoli di Agostino
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Agostino e i filosofi platonici, stoici ed epicurei

Agostino condivide in pieno il pensiero di Platone, fondato sulla metafisica, e dei platonici sul concetto di Dio. Ecco una pagina di alta speculazione filosofica riguardante l’Essere immutabile e semplice...

Parole chiave: Sant'Agostino (191), La città di Dio (66)

Agostino condivide in pieno il pensiero di Platone, fondato sulla metafisica, e dei platonici sul concetto di Dio. Ecco una pagina di alta speculazione filosofica riguardante l’Essere immutabile e semplice: “Codesti filosofi, che per non immeritata fama vediamo essere superiori a tutti gli altri, videro che Dio non è alcun corpo (non è dotato di corpo). Di conseguenza, nella ricerca di Dio trascesero tutti i corpi nel loro insieme. Videro che cosa c’è di mutabile, che non era il sommo Dio. Perciò trascesero ogni anima e tutti gli spiriti mutabili mentre cercavano il sommo Dio. Infine videro che ogni specie in qualunque realtà mutabile, per la quale tutto ciò che è, è ciò che è, in qualsiasi modalità e natura sia, non può essere se non in Colui che è veramente, perché è senza mutabilità… (Ogni cosa) può esistere solo da Colui che semplicemente è, in quanto per Lui non è altro l’essere dal vivere, come se possa essere senza vivere; né altro è vivere, altro il capire, altro essere beato, come se potesse capire senza essere beato. Ma ciò che è per Lui vivere, capire, essere beato, questo per Lui è l’essere. Per questa sua immutabilità e semplicità compresero da una parte che Egli ha fatto tutte queste cose, dall’altra che Egli non ha potuto essere fatto da nessuno” (De civ. Dei, VIII, 6). Precisa poi la posizione logica o razionale degli epicurei, i quali attribuiscono il criterio della verità ai sensi e sostengono che tutti gli oggetti della conoscenza si devono rapportare alla loro misura malsicura e ingannevole e quella degli stoici, amanti delle abilità del ragionare, che chiamano dialettica, i quali pure ritengono che la capacità di ragionare deriva dai sensi, da cui il pensiero concepisce le nozioni. Ora, osserva Agostino, come possono evocare il senso della bellezza della sapienza, a loro particolarmente caro, se i sensi non sono in grado di intercettare la bellezza della sapienza? Ecco il testo: “Costoro (i platonici) invece, che noi anteponiamo a tutti gli altri, hanno distinto le cose che si vedono con la mente, da quelle che si attingono con i sensi… Hanno detto poi che la Luce della mente per conoscere tutte le cose è Dio in persona, dal Quale sono state fatte tutte le cose” (De civ. Dei, VIII, 7).
Agostino riconosce in Platone e nei platonici, condividendone l’assunto, la morale (detta etica in greco) come un vivere secondo virtù e come Sommo Bene Dio: “In essa si va alla ricerca del Sommo Bene, riferendo al quale tutte le nostre azioni, e desiderando e raggiungendo il bene che non si vuole in vista di un altro bene, ma per se stesso, non cerchiamo nient’altro per essere felici” (De civ. Dei, VIII, 8).
Alcuni filosofi, osserva Agostino, hanno cercato la felicità nel corpo o nello spirito di cui si compone l’uomo, oppure nell’uno e nell’altro, mirando in un finale sommo bene con cui essere felici, a cui rapportare tutte le loro azioni per non cercare un ulteriore fine, nemmeno nell’onore, nella gloria, nella ricchezza (Cfr. Ivi). Tutti i filosofi hanno espresso il proprio pensiero sul bene del corpo, dello spirito o di entrambi. Ma meritano di essere presi in seria considerazione solo i platonici: “Si tirino indietro pertanto tutti nei confronti di quei filosofi che non dissero essere beato l’uomo che fruisce del corpo o che fruisce dell’animo, ma che fruisce di Dio, non come l’animo (fruisce) del corpo o di se stesso o come un amico fruisce dell’amico, ma come l’occhio della luce… Per ora ci basti fare memoria insieme del fatto che Platone ha determinato che il fine del bene è vivere secondo la virtù e che possa accadere soltanto a chi ha conoscenza ed imitazione di Dio, e che per nessun’altra causa si è beati. Di conseguenza, non dubita che questo sia filosofare: amare Dio, la cui natura è incorporale… Proprio il Vero e il Sommo Bene in persona Platone definisce Dio, per cui vuole che il filosofo sia un amante di Dio, affinché, poiché la filosofia tende alla vita beata, fruendo di Dio sia beato colui che avrà amato Dio” (Ivi).

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