Commento al Vangelo domenicale
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Storia di un incontro che porta alla salvezza

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Storia di un incontro che porta alla salvezza

In ogni creatura passa il soffio vivificante di Dio. Ogni persona è oggetto dell’amore efficace di Dio. Dio scommette sempre sulla vita, sulla possibilità di fare il bene dell’uomo, anche quando l’uomo stesso non ha più fiducia in sé. Dio è il Dio della vita, un Dio che sempre crea e ama, un Dio eternamente fiducioso nei confronti delle sue creature, un Dio che ha la passione del perdono. Si comprende, allora, il valore della narrazione lucana della conversione di Zaccheo, l’odiato esattore delle imposte romane.
La storia di Zaccheo è quella di una ricerca che approda ad un incontro e ad una meta. Infatti tutto il racconto è costruito su verbi di movimento: essi, però, non delineano solo un ambito spaziale, quello di Gerico e delle sue strade, ma si configurano come la trama di un pellegrinaggio verso la salvezza. Così, Gesù entra e attraversa la città in cui Zaccheo conduce la sua grigia esistenza di burocrate. Subito si verifica la svolta: l’esattore delle tasse cerca di scorgere Gesù sforzandosi di incunearsi tra la folla; poi corre avanti e, per poterlo vedere, sale sul sicomoro nell’attesa che il Cristo passi di là. E quando finalmente giunge, Gesù alza lo sguardo e inaugura per quell’uomo il vero viaggio spirituale, quello che ha come meta la salvezza.
Questo viaggio, che è la storia di un’esistenza che cambia traiettoria, è interpretato quel giorno secondo due letture diverse, testimonianze di due mentalità opposte costantemente presenti nell’umanità. La prima interpretazione è quella perversa dei perbenisti e degli ipocriti: «È entrato in casa di un peccatore!». È l’atteggiamento rigido del fariseo della parabola che si ripete, con tutta la sua carica di orgoglio, di autosufficienza e di giudizio. La seconda interpretazione è quella luminosa del Cristo che nell’itinerario di Zaccheo vede la storia della salvezza inaugurata anche nel peccatore.
Questo racconto diventa, quindi, la narrazione di una conversione che nel linguaggio biblico è espressa sempre con immagini di ritorno, di incontro tra Dio e uomo. Non c’è nessuno che, una volta incontrato davvero il Signore, non abbia la vita travolta, coinvolta e sconvolta: «Io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Non è una semplice confessione delle labbra, è la ritrattazione autentica di un’intera vita. Sorge, così, l’alba di una nuova esistenza.
La figura di Gesù, delineata nel brano, si offre come modello: insegna la modalità più appropriata di raggiungere le persone, di guardarle, di muovere i passi per primi non appena si intuisce che dall’altra parte c’è una ricerca. È un grande dono la capacità di trovarsi sulle strade degli altri quando essi hanno bisogno, ma questo domanda di essere sempre attenti. Ci sono più persone in ricerca di quante possiamo pensare. La capacità di individuarle insegna a stare in casa con loro, a prenderseli a carico, a condividerne la strada, la vita.
Gli incontri veri con gli altri cambiano la coscienza di quello che siamo; ci fanno comprendere che non siamo qui per noi, per accumulare solo per noi, ma per restituire agli altri quello che a nostra volta abbiamo ricevuto. Siamo qui perché la nostra gioia di essere salvati raggiunga ogni persona che troviamo sul nostro cammino. Più ci accostiamo con verità agli altri, facendo strada con loro e prendendoci a carico la loro ricerca, e più sperimentiamo di essere salvati.

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