Commento al Vangelo domenicale
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Nell’amore sponsale si manifesta la gloria di Dio

Giovanni 2,1-12

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Il Vangelo odierno ci presenta la celebre scena di Cana, momento di festa nuziale a cui sono invitati Gesù, la madre di Gesù e i discepoli. Nel dialogo che si inserisce tra Maria e Gesù, emergono alcuni aspetti significativi. Il primo elemento che colpisce è l’espressione di Maria “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” così certa e incoraggiante. Ella non si preoccupa delle parole di Gesù appena espresse: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. Maria non fa commenti alla risposta di Gesù. È sicura del suo intervento. Maria, in questo quadro biblico, è la donna della fiducia, dell’attesa, dell’abbandono. L’indicazione autorevole di Maria scaturisce da un’esperienza personale convincente, coinvolgente, vissuta nella sua casa di Nazaret. Infatti, trent’anni prima, ella in prima persona aveva detto: “Avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38), divenendo lei stessa “santuario del Verbo eterno”. Maria è la donna che, abbandonata alla volontà del Padre, accompagna e orienta i nostri cuori a Cristo e ci aiuta a comprendere il significato profondo della presenza di Gesù qui in mezzo a noi. Affidiamoci a lei quando siamo nella fatica, quando ci sentiamo disorientati, quando la nostra fede vacilla perché appesantita dalle difficoltà della vita quotidiana. Lei è lì sempre, in ogni momento ad indicare la strada da percorrere per arrivare al cuore di Gesù. Il senso vero delle parole di Maria rivolte al figlio (“non hanno più vino”), sta a significare per tutti noi il bisogno di aiuto, di misericordia, di perdono, di amicizia, di solidarietà. Le parole di Maria potrebbero essere tradotte con “noi non abbiamo più vino” e, a Cana, Maria indica ai servi, e quindi a ciascuno di noi, la via da seguire: “Fate quello che egli vi dirà”. È la via semplice e unica dell’ascolto del Vangelo. Non ci sono altre strade per sentire la presenza del Signore in mezzo a noi. Una via che tutti possiamo percorrere, la via che porta al miracolo della vita piena, in Cristo. Maria ci aiuta a fissare lo sguardo su Gesù.
Il gesto compiuto da Gesù a Cana di Galilea è una manifestazione messianica, come il battesimo al Giordano, con la differenza che questa volta è Gesù stesso a manifestarsi e non attraverso il Padre, come nella scena del battesimo. I segni che vengono presentati e che caratterizzano il miracolo, come l’abbondanza del vino, l’ottima qualità, la sostituzione del vino con l’acqua preparata per le abluzioni rituali, sono tutti segni che manifestano la messianicità di Gesù. In questa si rivela il cambiamento, un passaggio tra il vecchio e il nuovo, in cui Gesù accetta di compiere quasi un’anticipazione, uno svelamento del tempo della salvezza. La scena delle nozze di Cana evoca un’idea cara all’evangelista Giovanni; l’ora definitiva della Croce, che è la rivelazione piena dei doni messianici. Gesù alle nozze di Cana si svela per la prima volta. Inoltre il segno che Egli compie sostiene il cammino dei suoi discepoli nell’accrescere la fede, nel vivere con fiducia nell’amore e nella misericordia di Dio.
Vi è un altro aspetto importante da sottolineare. Gesù si manifesta per la prima volta in un contesto festoso, nuziale, in un momento in cui si celebra l’amore fra due sposi, l’unione spirituale e la gioia di una nuova famiglia che si va costituendo. La coppia di sposi desidera condividere la gioia del loro amore e invita Gesù al banchetto e in questo contesto Gesù rivela ai suoi “amici” la sua gloria. È significativo cogliere come l’amore umano, la gioia della famiglia, la ricchezza di una vita fondata sull’amicizia e la condivisione, diventino il contesto in cui si manifesta la gloria di Dio. Le nozze di Cana ci dicono che nell’amore di due sposi si rivela l’amore di Dio per l’uomo e che nella quotidianità di un’esistenza che ha come fondamento l’amore, è certa la presenza rassicurante del Padre, disponibile ogni giorno a cambiare l’acqua in vino buono, a sostenere i momenti in cui l’egoismo ha il sopravvento sul dono reciproco: «Come è importante per le nostre famiglie camminare insieme e avere una stessa meta da raggiungere! Sappiamo che abbiamo un percorso comune da compiere; una strada dove incontriamo difficoltà ma anche momenti di gioia e di consolazione. In questo pellegrinaggio della vita condividiamo anche il momento della preghiera» (Omelia del Santo Padre Francesco, domenica 27 dicembre 2015, Basilica Vaticana).

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