Commento al Vangelo domenicale
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Maria di Nazaret una dimora per Dio

Luca 1,26-38

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse:
«Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Parole chiave: Don Adelino Campedelli (78), Vangelo (411), Domenica (56), Parola (13)

La quarta domenica di Avvento, quest’anno, condivide col Natale parte della sua celebrazione, perché la Messa vespertina di questa domenica è già la Messa vigiliare del Natale e ancora una volta non viene letto il Vangelo di Marco, come previsto per l’anno B, ma un vangelo di Luca e precisamente il notissimo racconto dell’annunciazione a Maria, che abbiamo già incontrato nella solennità dell’Immacolata. E con Maria entra in scena un personaggio fondamentale delle celebrazioni natalizie: da lei il Verbo si fa carne e fissa la sua dimora in mezzo agli uomini. Eppure tutto accade in un piccolo e sconosciuto villaggio, chiamato Nazaret, lontano dai fasti di Gerusalemme e del tempio, in cui invece è ambientato l’incontro dell’angelo con Zaccaria, il padre di Giovanni il Battista.
Dio sceglie ciò che nel mondo è considerato nulla come luogo delle sue meraviglie: un villaggio sconosciuto, una ragazzina promessa sposa ad un uomo della casa di Davide in un momento storico in cui l’antica casa reale di Israele non aveva più nessuna importanza politica, sociale o economica.
Lo stesso angelo che è apparso a Zaccaria nel contesto sacro dell’offerta serale al tempio, entra nella casa di Maria dove tutto parla di quotidianità, di una visita di Dio che avviene negli eventi ordinari, in una vita umana priva di splendore e di ricchezza.
L’angelo si rivolge a Maria con un saluto antico, quello usato dal profeta Sofonia e rivolto alla città santa: «Rallegrati». Nei due casi il motivo della gioia è dato dalla benedizione che completa il saluto: «Il Signore è con te», cioè rallegrati perché il Signore è con te, rallegrati perché il Messia, il Liberatore è presente. Rallegrati perché chiede di assumere il tuo volto, la tua carne, la tua realtà, nella sua luce e ombra, per abitare tra noi.
All’obiezione di Maria su come questo si realizzerà senza l’intervento di uomo, l’angelo risponde non sul come, ma sul chi interverrà perché quanto annunciato si realizzi: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio» (Lc 1,35).
Alla luce delle Scritture sante, Maria crede che qualcosa di grande sta accadendo in lei, che la sua vita non le appartiene più perché già posseduta da un Altro e che la sua missione sarà donare a Dio un volto umano e perché possa essere confortata e rassicurata nella sua scelta l’annuncio termina con un’ultima conferma: «Nulla è impossibile a Dio» dopo che le era stata comunicata la maternità della sua parente Elisabetta.
Ora Maria è chiamata a scegliere di fronte ad una proposta che cambia radicalmente la sua vita ed è in piena libertà che accetta la proposta di Dio dicendo: «Ecco la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola»; parole che non contengono niente di “servile” ma esprimono la piena disponibilità ad adeguarsi alla volontà divina, come Abramo, come Mosè, come Davide qualificati anche loro come “servi” di Dio, quale titolo onorifico.
Maria inizia così a seguire il Figlio, colui “che non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo la condizione di servo” (Fil 2,6-7), ella inizia a percorrere lo stesso cammino per poter accogliere Dio: si svuota dei suoi progetti, delle sue paure, delle sue aspettative. La piccola donna di Nazaret diventa così la prima casa di Dio nel mondo.
Maria è dunque una persona fatta, esistente, viva, creativa, donna, “piena di grazia” soltanto perché Cristo possa “piantare la sua tenda tra i suoi” (Gv 1,14). E quando Luca annota alla fine di questo racconto che l’angelo si allontanò da lei, non fa un’osservazione apparentemente inutile, ma sottolinea che egli esce dalla vita di Maria, lasciandola sola: da questo momento ella cammina solo nella fede, sostenuta dalla “memoria” di quanto è avvenuto.
È illuminante a questo riguardo quanto Paolo afferma nella seconda lettura quando scrive ai Romani, rileggendo gli avvenimenti dell’Incarnazione: “Colui che ha il potere di confermarvi nel mio Vangelo, che annuncia Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine dell’eterno Dio, annunciato a tutte le genti perché giungano all’obbedienza della fede” (Rom 16, 25-26).
Come conclusione, partendo dalla prima lettura, possiamo scoprire come l’intraprendenza di Davide per dare al Signore una casa, ci invita ad un’attenzione speciale alla dimora di Dio nel prossimo e quindi ad una cura del prossimo proprio come un prendersi cura del Signore che abita in essi; è un invito particolare a vivere l’attesa del Signore nell’attenzione agli altri, nel far sì, per quanto dipende da noi, che tutti possano vivere un Natale dignitoso.
Sentirsi a casa non è una questione di muri ma di cuori. Fare in modo che le persone si sentano a casa significa impegnarsi per far diventare il mondo una casa abitabile, confortevole e accogliente per tutti. Buon Natale. 

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