Commento al Vangelo domenicale
stampa

L’incontro con il Padre avviene solo grazie a Gesù

Giovanni 10,27-30

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Questa quarta domenica pasquale, legata al tema del Cristo pastore, ruota attorno alla breve pericope giovannea che Gesù pronuncia in occasione della festa della dedicazione del Tempio. Leggendo tutto d’un fiato questi pochi versetti, non si può fare a meno di sentirsi totalmente avvolti dall’abbraccio del Padre, che attraverso la figura di Gesù esprime una paternità esclusiva, legata da un vincolo indissolubile, che niente e nessuno potrà sciogliere. Il cuore si apre a questo abbraccio amorevole e si rafforza in un legame che non lascia spazi a dubbi: “Nessuno può strapparle dalla mano del Padre”. La forza di queste righe del Vangelo è segno della potenza della risurrezione. L’abbraccio fraterno di Cristo è garanzia e baluardo di fronte a tutto ciò che può frapporsi tra noi e il Padre. Noi siamo di Dio, siamo suoi figli, e nessuno può separarci da Lui, solo noi possiamo farlo. Solo noi possiamo tagliarci fuori dal cerchio della vita, dal presente, da nuove possibilità, dal ricominciare ogni secondo, dall’amore, dall’amare, dalla fiducia, dalla fede, dalla preghiera, dalla gioia, quella vera. In questo legame d’amore siamo chiamati a seguire Cristo, ad ascoltare la sua voce, a metterci alla sua sequela, perché in questa direzione non ci potrà mai mancare la forza e la gioia dell’incontro con Dio. Gesù è il luogo unico e definitivo dell’incontro con il Padre degli uomini, perché Egli lo rende visibile. Rileggendo con attenzione le parole di questo Vangelo, possiamo cogliere come il legame che unisce ciascuno di noi a Gesù sia, nello stesso momento, anche il legame che ci unisce al Padre: “Nessuno le strapperà dalla mia mano… e nessuno può strapparle dalla mano del Padre”. La mano del Figlio e del Padre sono la stessa mano che avvolge ciascuno di noi in un abbraccio definitivo, che nessun uomo o situazione potrà sciogliere. E questo perché “Io e il Padre siamo una cosa sola”. Gesù, con la sua morte e risurrezione, ci conduce al Padre, ci rivela il volto di Dio, un volto che ama i suoi figli, disposto a tutto perché essi vivano nella gioia uniti a Lui. Chi è in rapporto di intimità col Cristo, lo è anche con il Padre. Meravigliose sono le parole della seconda lettura di questa domenica di risurrezione, prese dal libro dell’Apocalisse: “Non avranno più fame né avranno più sete, non li colpirà il sole né arsura alcuna, perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi”.
La riflessione di questa domenica ci conduce a considerare ancora una volta l’importanza del sacerdozio ministeriale, dei fratelli che sono chiamati a continuare il compito di Cristo, quello di essere guide e compagni di viaggio nel cammino che porta al Padre. Il sacerdote è colui che ha ricevuto da Dio una vocazione a far conoscere la Trinità e l’amore incondizionato per ognuno di noi, amore che assume la fisionomia della carità. È la risposta fiduciosa ad una chiamata che diviene servizio nella Chiesa di grande responsabilità e di equilibrio, che mette insieme contemplazione ed azione, che guida, condivide e accompagna. A noi fedeli laici è affidato il compito di stare vicini al sacerdote con la preghiera, sostenendo la sua missione con attenzione amorevole, consapevoli di appartenere a quel gregge che ascolta la voce del pastore e si lascia guidare. La comunione con Dio, l’abbraccio forte che non lascia spazio a nessuno “strappo”, parte e si realizza nel legame con Cristo e con colui che sulla terra è chiamato a renderlo espressione concreta, visibile ed efficace. È di questi giorni la pubblicazione dell’esortazione post-sinodale Amoris Laetitia, Documento con il quale il Santo Padre ha riassunto e trasmesso al mondo le riflessioni del Sinodo sulla famiglia, conclusosi alla fine del 2015. Questo documento così importante, frutto della riflessione e della preghiera dei pastori della Chiesa, è ora offerto alla nostra meditazione, perché trovi concretezza e sia guida nelle nostre comunità. Un testo che tutta la Chiesa dovrà accogliere e fare proprio. In questa dimensione comunionale si inseriscono le parole del Vangelo odierno: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”. A noi spetta il compito di essere testimoni fedeli accanto ai sacerdoti, pregando per loro e condividendo con loro gioie e fatiche di un cammino che, se vissuto nell’amore e nella comunione dei cuori, è capace di superare piccole fatiche e incomprensioni: “La fede conserva sempre un aspetto di croce, qualche oscurità che non toglie fermezza alla sua adesione. Vi sono cose che si comprendono e si apprezzano solo a partire da questa adesione che è sorella dell’amore, al di là della chiarezza con cui se ne possano cogliere le ragioni e gli argomenti” (Papa Francesco, Evangelii gaudium, n. 42).

Tutti i diritti riservati
L’incontro con il Padre avviene solo grazie a Gesù
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.