Commento al Vangelo domenicale
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Il sogno più bello dell’uomo

Matteo 1,18-24
4ª domenica di Avvento (anno A)

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

L’uomo vive di sogni. Mettendo un sogno accanto all’altro, ogni persona vive, sognando, un tempo medio di sei anni. Questo lo dicono gli esperti dell’attività cerebrale che accompagna i nostri sonni. Il sogno, che si attiva quando siamo in uno stato di passività, ha sempre avuto un grande rilievo nella vita non solo di singole persone, ma anche dei popoli dell’antichità. Da allora, filosofi e medici hanno tentato di darne una spiegazione razionale, scientifica o religiosa.
La Bibbia nell’Antico Testamento presenta una lunga serie di sogni. Tra tutti Giuseppe, il “signore dei sogni”, diventato viceré d’Egitto grazie all’interpretazione che diede dei sogni del Faraone; e il giovane Daniele che venne graziato dal re babilonese Nabucodonosor per avergli spiegato i sogni che lo inquietavano. Questi e altri fatti sottolineano l’attenzione riservata alle immagini o alle sequenze che la mente elabora durante la notte e lo sforzo di darne un’interpretazione. Sempre nell’Antico Testamento si trova pure una serie di critiche verso certi profeti che interpretano malamente i loro sogni. Il profeta Geremia così commenta questo filone degenerato: i sogni dei falsi profeti sono come paglia, mentre la Parola di Dio pronunciata dai veri profeti è come frumento.
La vita di Giuseppe, promesso sposo di Maria, è caratterizzata dal sogno, che diviene uno strumento che Dio utilizza per parlargli in più situazioni: riguardo al concepimento di Maria, durante la sua fuga con Maria e il piccolo Gesù in Egitto e il loro ritorno in Israele, nella scelta di abitare a Nazareth in Galilea.
L’evangelista Matteo, prima di raccontare il primo sogno di Giuseppe, precisa il suo stato. È fidanzato con la giovane Maria che, ancor prima che andassero a vivere insieme, si trovò incinta per ora dello Spirito Santo. Come può uscire il casto Giuseppe da questa situazione, in un contesto sociale e religioso in cui tale forma di maternità non era certo vista con occhio benevolo? Essendo timorato di Dio, progetta di non denunciarla, rompendo privatamente il fidanzamento. La sua linea di intervento cambia rotta grazie ad un sogno, in cui appare l’“angelo del Signore”, altro strumento privilegiato con cui Dio si era già abbondantemente manifestato nella storia d’Israele. Attraverso questa doppia modalità di rivelazione divina (il sogno e l’angelo), gli viene comunicato l’atteggiamento da tenere («non temere»); come Maria è rimasta incinta («il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo»); ciò che accadrà («darà alla luce un figlio»); il compito che solo a lui spetta («tu lo chiamerai Gesù»); il ruolo del nascituro («salverà il suo popolo dai suoi peccati»); la realizzazione in Lui dell’antica profezia (“perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta”). Tale concentrato di rivelazione non ha eguali nella storia dei sogni.
Dio non chiede a Giuseppe di comprendere immediatamente l’intero disegno, che per ora presenta aspetti non del tutto svelati. Gli chiede di dare il suo originale contributo per realizzare il progetto grande di Dio: entrare nell’umanità nella forma più luccicante e fragile di un bambino. Questa sarà la forma definitiva dell’alleanza tra Cielo e Terra. Giuseppe, accogliendo senza esitazioni quanto Dio gli ha detto in sogno, custodirà fedelmente Maria e il bambino generato in lei. Così si realizza il sogno più bello dell’uomo: incontrare Dio qui, sulla terra.
Don Maurizio Viviani

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