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In una Milano notturna un bel noir all’italiana

L’ultima notte di Amore
(Italia, 2023)
Regia: Andrea Di Stefano
Con: Pierfrancesco Favino, Linda Caridi, Antonio Gerardi, Francesco Di Leva
Durata: 120 minuti

In una Milano notturna un bel noir all’italiana

Amore, un cognome molto insolito, eppure così si chiama Franco (un’altra ottima interpretazione di Pierfrancesco Favino). Dopo 35 anni di onorato servizio nella polizia di Milano, vantando di non aver mai sparato ad una persona, si trova a vivere la sua ultima notte prima della pensione tra una festa a sorpresa organizzata dalla moglie Viviana (Linda Caridi) e una chiamata improvvisa e urgente per un luogo in cui ha perso la vita il suo migliore amico e collega Dino (Francesco Di Leva). Una notte che dovrebbe essere calma e all’insegna di un glorioso congedo, ma che si rivela molto più movimentata di quel che si possa pensare.

Il regista Antonio Di Stefano, giunto al suo terzo lungometraggio, porta sullo schermo un vero e proprio noir all’italiana. L’ambientazione notturna illuminata da luci artificiali di lampioni e lampeggianti fa da sfondo alle vicende. Un poliziotto protagonista, la mafia cinese che imperversa con i suoi loschi traffici sul capoluogo lombardo, una femme fatale assolutamente sui generis. Tutti elementi del genere che ha conosciuto il suo apice negli anni Cinquanta del secolo scorso, ma che viene con grande maestria riportato in sala con alcuni interessanti “aggiornamenti”.

La pellicola riesce a mantenere alto il livello di tensione per tutta la sua durata, la fotografia consegna agli spettatori alcuni meravigliosi scorci di Milano (le riprese aeree che compongono la sequenza dei titoli di testa sono di una bellezza magnetica), i ritmi della colonna sonora di Santi Pulvirenti quasi da ansia: un mix di elementi che lascia incollati alla poltrona. Anche l’intreccio degli eventi, così come vengono disposti nella sceneggiatura, non lascia spazio alla noia: con il procedere della storia, cresce la curiosità di capire non tanto cosa sia successo (perché diventa chiaro molto presto), ma chi sia il vero colpevole di tutto il disastro.

Anche in questo aspetto, il regista rispetta i canoni del genere cui fa riferimento: se la battaglia tra il bene e il male viene simbolicamente rappresentata dai contrasti di chiaro e scuro della notte con le luci artificiali, non è così semplice, invece, definire il confine tra il buono e il malvagio nel momento in cui ci si trova ad avere a che fare con esseri umani. Alla luce di ciò, ecco che tutti i personaggi danno un’ottima prova di sé davanti alla macchina da presa. In particolare, Franco e Viviana vengono presentati in tutta la loro profondità umana e psicologica, senza risparmiare ombre o contraddizioni nel loro carattere e comportamento.

Un film che lascerà sicuramente soddisfatti gli amanti del genere, ma non solo.

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