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Finalmente un’opera sul reverendo King

Selma - La strada della libertà
(Usa, 2014)
regia: Ava DuVernay
con: David Oyelowo, Carmen Ejogo, Oprah Winfrey, Tom Wilkinson
durata: 127 min.
Valutazione Cnvf: consigliabile/problematico/dibattiti

Finalmente un’opera sul reverendo King

Se qualcuno, non preparatissimo in storia, dichiarasse il suo stupore nell’apprendere che le donne italiane possono votare solo dal 1946, informatelo che in alcuni Stati degli avanzatissimi Usa le persone di colore hanno ottenuto il diritto al voto solo dalla seconda metà degli anni Sessanta. È il caso dell’Alabama, nel Sud più razzista, stato nel quale si trova la cittadina di Selma, che nel 1965 fu teatro di uno degli avvenimenti più importanti per la storia dei diritti civili.
Il reverendo Martin Luther King (interpretato in modo mirabile in questo film da David Oyelowo) decise di far partire da Selma una marcia fino a Montgomery, la capitale (10 miglia, circa 16 chilometri) per richiedere l’accesso al voto. Le marce furono tre, di fatto: la prima il 7 marzo, ricordata come la “Domenica di sangue” perché i circa seicento manifestanti furono brutalmente attaccati dalla polizia; la seconda, non conclusa, il 14. La terza, due giorni dopo, portata a termine con successo.
La regista Ava DuVernay, che faceva notare in qualche recente intervista come fino ad oggi il cinema non si fosse mai dedicato a un film che avesse come protagonista Martin Luther King, ha costruito un’opera di notevole rigore storico, documentario, drammatico e spettacolare. La regista è aiutata da un cast praticamente perfetto: il protagonista, si è detto, ma anche Tom Wilkinson nei panni del presidente Lyndon Johnson; Tim Roth in quelli del parafascista governatore dell’Alabama, George Wallace; Carmen Ejogo come Coretta King, moglie di Martin Luther; Oprah Winfrey come Annie Lee Cooper, combattiva rappresentante del movimento dei diritti degli afroamericani.
Si parla di avvenimenti di cinquant’anni fa, ma sembrano passati secoli e secoli. Senza cadere né nella facile retorica del politicamente corretto né nel rivendicazionismo sterile, il bellissimo film di Ava DuVernay coinvolge lo spettatore sia nella ricostruzione storica che nella descrizione delle dinamiche interpersonali.
Selma è un film che andrebbe visto in originale. I doppiatori italiani (Simone Mori per Oyelowo, Franco Zucca per Wilkinson, Massimo Lodolo per Roth) sono molto bravi, ma, ad esempio, la potenza e la capacità oratoria del reverendo King, che erano il frutto sia della sua esperienza di predicatore sia della sua sapienza politica, si attenuano senza l’apporto dell’inglese. Un neo rimediabile quando il film uscirà in home-video o in pay-tv e potrà essere utilizzato e rivisto come merita.

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