Cinema
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“Everest”, metafora dell’ambizione

Everest
(Usa/Regno Unito/Islanda, 2015)
regia: Baltasar Kormàkur
con: Jason Clarke, Jake Gyllenhaal, Josh Brolin, Robin Wright, Keira Knightley, Emily Watson
durata: 121 min.

Parole chiave: Everest (1)
“Everest”, metafora dell’ambizione

Una ventina d’anni fa uscì un libro che pareva essere destinato ad una nicchia di appassionati e diventò invece, con pienissimo merito, un caso editoriale di straordinario successo. L’autore era John Krakauer. Il titolo: Aria sottile. Un libro che parla di montagna e di una spedizione sul tetto del mondo finita tragicamente. Un libro che racconta avvenimenti realmente verificatisi, il 10 maggio del 1996; scritto benissimo, avvincente, indimenticabile.
Un bravo uomo di cinema di origine islandese, l’attore e regista Baltasar Kormàkur, propone oggi la versione cinematografica e, ancora una volta, la magia e il terrore della montagna non mancano di creare grandi emozioni. Attenzione, però: non siamo di fronte a un elogio romantico delle alte vette, né ad una descrizione di imprese da superuomini che sfidano l’impossibile. Libro e film, infatti, raccontano di una grande tragedia, dodici vittime si contarono alla fine di quella giornata, provocata più dalla stupidità dell’ambizione e da moltissime e fatali approssimazioni organizzative, che dalle forze avverse della natura. Forse pochi esempi sono così illuminanti, ci sembrano dire gli autori delle due opere, di quello che per mettere in evidenza il senso del limite o la sua mancanza usa la metafora della montagna.
La tragedia del ’96, infatti, ebbe come motore iniziale proprio l’idea, drammaticamente sbagliata nella pratica, oltre che irragionevole sul piano concettuale, che sia sufficiente pagare per ottenere qualsiasi risultato o soddisfazione di capriccio. Due spedizioni si inerpicarono verso la vetta più alta del mondo, infatti, e ciascuna delle due aveva al suo interno sia persone non esattamente preparatissime che la sciocca molla della competizione. Spiegano gli esperti che né l’Everest, in condizioni di competenza e allenamento ottimali, ovviamente, sia la montagna più difficile da scalare (ve ne sono altre che rappresentano ostacoli leggendari); né quel giorno, alla partenza delle due arrampicate, si presentasse una situazione meteo climatica particolarmente ostile.
Il film di Kormàakur, che ha un cast di primo livello, racconta molto bene sia tutta la fase di preparazione che quella sportiva e quella drammatica. E ci fa riflettere proprio sui limiti dell’essere umano e su quanto sarebbe più saggio e, questo sì, rispettoso dello stato di natura, comprenderli e accettarli.

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