Una giornata particolare
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I radioamatori, pionieri che non conoscono ostacoli

Il 18 aprile si celebra la Giornata Mondiale del Radioamatore, una data non casuale perchè proprio oggi – nel 1925 – nasceva a Parigi l’Unione Internazionale Radio Amatori (I.A.R.U.), in quello che era il primo meeting mondiale di appassionati di comunicazioni via radio.

I radioamatori, pionieri che non conoscono ostacoli

Era considerata una pazzia: usare le onde corte di frequenza per comunicare. E il fatto che a sostenere la causa fosse lo stesso Guglielmo Marconi (1874-1937) non era sufficiente per dare credibilità ai radioamatori. Tante critiche e tanti sorrisini, ma poi venne uno dei più grandi disastri naturali della storia americana. Tra il 23 e il 26 marzo 1913 gli Stati centrali e orientali furono flagellati da una enorme inondazione che costò almeno 650 vittime, circa 250mila sfollati e danni per milioni di dollari. Il conto poteva essere ancor più salato, visto il ritardo dei soccorsi per la cattiva organizzazione, l’interruzione delle reti di trasporto e soprattutto il grave danneggiamento alle linee di comunicazione, che non permetteva nemmeno l’invio dei telegrammi ufficiali. A contenere ulteriori danni fu proprio l’opera dei tanti radioamatori che riuscirono a far scattare l’allarme, fornire informazioni e a coordinare le forze: un’azione che si ripeterà più volte nella storia. L’utilità sociale iniziava a vincere la diffidenza e, per farsi valere, i rappresentanti di Francia, Belgio, Svizzera, Gran Bretagna, Italia, Lussemburgo, Spagna, Stati Uniti e Canada si riunirono una prima volta nel 1924; si diedero poi appuntamento per l’anno successivo a Parigi dove vivere il primo meeting mondiale di appassionati di comunicazioni via radio.
Si ritrovarono così 23 esponenti di Paesi europei, americani e asiatici, che mostrarono la forza di questo mezzo e decisero di fondare una loro confederazione: l’Unione internazionale radio amatori (solitamente abbreviata come Iaru). Da quel 18 aprile 1925 hanno aderito molte realtà associative locali, in rappresentanza oggi di circa 3 milioni di appassionati e 160 nazioni diverse, dove spesso sono il veicolo più veloce e sicuro per diffondere idee e informazioni, oltre che per dare soccorso in molte emergenze. Proprio il 18 aprile è stato successivamente scelto per celebrare ogni anno la Giornata mondiale dei radioamatori, a cui partecipano attivamente anche i circa 35mila appassionati italiani, che fanno riferimento all’Ari, fondata nel 1927 come Associazione radiotecnica italiana (con Marconi come presidente onorario) e poi diventata Associazione radioamatori italiana. Riconosciuta ente morale dal decreto del 1950 del presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, in questi anni si è adoperata per far conoscere questo hobby e per supportare gli appassionati, soprattutto nell’impegno iniziale di ottenere idoneità e autorizzazione generale. I radioamatori sono anche una sorta di segno profetico per questo nostro mondo: non si sono fermati davanti alle critiche iniziali, non si sono limitati a conservare il passato ma ad aumentare continuamente le possibilità, non si sono arresi ai muri (visibili e invisibili) che nella Storia spesso si sono alzati; non l’hanno data vinta alle nuove tecnologie e mode, certi che – come canta Luciano Ligabue, che di trasmissione via onde radio se ne intende – “il meglio deve ancora venire”.

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