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“Announo”, piccoli Santoro crescono

Dopo Annozero su Rai Due, Michele Santoro è passato ora a proporre su La7 Announo, nuovo talk show sempre di sua ideazione nel quale però, stavolta, ha lasciato la conduzione a una delle sue allieve, Giulia Innocenzi.

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“Announo”, piccoli Santoro crescono

Dopo Annozero su Rai Due, Michele Santoro è passato ora a proporre su La7 Announo, nuovo talk show sempre di sua ideazione nel quale però, stavolta, ha lasciato la conduzione a una delle sue allieve, Giulia Innocenzi. Lui, infatti, ha annunciato per l’ennesima volta il suo ritiro dalla televisione ed è pronto a passare dalle piazze televisive a quelle reali continuando tuttavia a interessarsi di politica. All’inizio di ogni puntata si è riservato, comunque, uno spazio per continuare a svolgere il suo ruolo di capopopolo che da sempre ha scelto come modo personale di fare giornalismo.
Questo nuovo appuntamento, giunto al secondo anno di programmazione, si è finora interessato di argomenti legati alla società e al costume come il cibo e internet. Interessante l’allestimento dello studio, dove, sullo sfondo, è stata issata una gru in uso nel campo edilizio e sul pavimento è stato composto in rosso e nero, quasi a evocare un passato programma di Santoro, il simbolo orientale yin e yang, ossia un cerchio con le due metà separate da una linea curva. Questi due spazi geometrici si uniscono in modo armonioso, e in ogni metà è presente una piccola quantità del rispettivo opposto: nello yin è presente un po’ di yang e viceversa. Simboli che vorrebbero significare la ricerca di completezza in una società in nuova costruzione, ma poco adatti a far da cornice ideale a un programma che di equilibrato non ha nulla. Più che il dialogo e una ragionata visione d’insieme è sicuramente la faziosità nelle domande e nello scegliere il pubblico che mostra la filosofia della trasmissione: essere sempre all’opposizione di qualunque maggioranza politica o sociale. La conduttrice dà un tono di giovinezza al programma, ma il suo modo di condurre è piuttosto all’antica, esatta fotocopia del suo maestro, ma di gran lunga meno carismatica. Mal si comprende poi che cosa ci stiano a fare appollaiati su un’impalcatura Alba Parietti e Antonio Di Pietro in qualità di opinionisti, rappresentanti di una stagione del nostro Paese ormai conclusa. Le quasi tre ore di trasmissione sono pressoché la solita noia, con reportage all’insegna del sensazionalismo ma in realtà prevedibili, con i toni ogni tanto sopra le righe per ridestare l’attenzione, il tutto all’insegna di un rigoroso pensiero unico. In puro stile “santoriano” la scelta degli ospiti è direttamente intenzionale a supportare le proprie idee più che ad ascoltare quelle degli altri. Anche se nel titolo si è avanzati di un’unità, per quanto riguarda il giudizio sul programma si è saldamente ancorati al numero zero.

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