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Vita e manicaretti della Contrada Mosè

Simonetta Agnello Hornby
Il pranzo di Mosè
Giunti 2014
pagg. 212 - 16 euro

Parole chiave: Il pranzo di Mosè (1)
Vita e manicaretti della Contrada Mosè

Chi si accinge ad acquistare il libro, può essere tratto in inganno dal titolo e dalla copertina scelti dalla casa editrice Giunti: Il pranzo di Mosè e una foto in bianco e nero degli anni 30 di una ragazza dal volto mediterraneo. Entrambi fanno andare la mente del potenziale lettore alla Terra Promessa, Israele, e ai fatti del primo Dopoguerra; invece, il contenuto del libro si ferma ben prima, in terra di Sicilia, e ci fa risalire verso Nord, in Inghilterra, dove l’autrice vive da quando aveva 27 anni.
Simonetta Agnello Hornby, infatti, ha sposato un inglese, da cui ha avuto due figli; a Londra fa l’avvocato, e si è specializzata nella difesa dei diritti dei minori vittime della violenza domestica. Sebbene abbia trascorso la vita tra i codici, dal 2002 inizia a pubblicare con Feltrinelli diversi libri di narrativa. Da una decina d’anni, la sua attività principale sembra essere la scrittura e la promozione della Contrada Mosè: uno stupendo pezzo di campagna nella provincia di Agrigento, ubicato vicino alla splendida Valle dei Templi, dove Simonetta Agnello Hornby non ha mai smesso, a tutte le età, di trascorrere le sue vacanze estive.
Siciliana, profondamente legata alla sua terra di origine, ne Il pranzo di Mosè racconta in prima persona la storia di questa campagna mediterranea dove, da bambina, era solita accompagnare il padre, innamorato di quell’angolo di paradiso.
Agli inizi dell’Ottocento, il trisnonno di mamma Elena (la madre dell’autrice: suo è il volto della donna in copertina) acquista da un’Opera Pia molti ettari della Contrada Mosè, un tempo riserva di caccia di Ferdinando di Svevia, re di Sicilia. Sarà il bisnonno di sua madre, nel 1843, a costruirvi il frantoio e una casa di villeggiatura per la famiglia che completerà solo nel 1870, con l’aggiunta della chiesetta. Ma il suo antenato non si fermerà ai muri: si occuperà anche del terreno, e vi pianterà mandorli, pistacchi, carrubi, agrumi, una vigna e un orto. Da allora, la famiglia dei Giudice non ha mai smesso di trascorrervi le estati, fatta eccezione del periodo della guerra, quando la casa è stata confiscata dagli Alleati e in parte distrutta dai bombardamenti. Simonetta e la sorella Chiara, custode delle ricette, sono la quinta generazione.
L’autrice racconta la vita nella masseria ottocentesca: narra delle persone che l’hanno abitata, custodita, curata; descrive l’ospitalità (tutti potevano andare alla Contrada Mosè, qualcosa sarebbe stato loro offerto); presenta le ricette dei pranzi e il cibo che si preparava con quello che si coltivava, come accade ancora oggi.
Il libro scorre veloce e verso la fine diventa un vero e proprio ricettario da cui si possono attingere preziose informazioni su come cucinare il tortino di carciofi e patate o la caponata di casa Agnello e tanti altri piatti tipicamente siciliani. Da questa lettura, apprendiamo l’arte di attingere ai prodotti buoni della terra ma soprattutto la cultura di non sprecare nulla. Perché in cucina, le donne della Contrada Mosè lo sanno bene (ma non solo loro!), non si butta mai via niente.
Se si vuole avere un assaggio de Il pranzo di Mosè (nel senso quasi letterale del termine), basta andare sul sito di realtimetv.it dove è possibile guardare tutti gli episodi andati in onda che propongono piatti siciliani tradizionali della famiglia Giudice Agnello. Dalla tv al libro o dal libro alla tv? Certamente, dalla terra alla tavola e dalle ricette ai piatti della Contrada Mosè. Tutti siciliani. Ça va sans dire.

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