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Un’opera di assoluto valore sulla scultura del Trecento

Gian Lorenzo Mellini
Scultori veronesi del Trecento
Cierre edizioni
Caselle di Sommacampagna
2022
pp. 228 - euro 65

Un’opera di assoluto valore sulla scultura del Trecento

A sei anni dalla stampa di San Zeno. Le porte bronzee. The Bronze Doors, Cierre edizioni propone un volume di altrettanto impegno editoriale ed artistico: Scultori veronesi del Trecento, corredato dalle straordinarie fotografie in bianco e nero di Basilio e Matteo Rodella (BAMSphoto), che, oltre alla citata opera, firmarono anche l’apparato fotografico della più pregevole monografia zenoniana, San Zeno in Verona (Cierre edizioni 2014). Il libro è la riedizione dell’omonimo testo di Gian Lorenzo Mellini che nel 1971 ebbe il merito, dopo anni di silenzio, di dare luce alla fiorente stagione della scultura gotica a Verona nel periodo aureo della signoria scaligera; un testo miliare, che segnò la storiografia artistica veronese e veneta nella seconda metà del Novecento, sebbene alcune attribuzioni dell’autore siano state nel tempo messe in discussione: “L’azione di studioso e di critico d’arte di Mellini – scrive Ettore Napione nella prefazione – fu spesso diretta verso chiavi di lettura ambiziose e, talvolta, radicali. Mellini era, a suo modo, un esploratore. Sembrava guidato dall’imperativo categorico di giungere, sempre e comunque, a una scoperta, fosse essa una novità attributiva o, più sovente, una diversa possibilità di guardare agli artefici e alle opere”. Mosso anche dalla volontà di salvaguardare e recuperare il prezioso corpus dei manufatti lapidei veronesi (molti dei quali erano esposti alle intemperie o giacevano in totale abbandono), con questo libro, che per Napione “uscì con l’energia di un libro militante”, Mellini voleva far emergere dall’anonimato ogni artista e ad ogni opera attribuire una paternità: per questo identificava nel Maestro di Santa Anastasia il magister lapidum Rigino d’Enrico e associava alla ricostruzione della sua carriera quella del figlio, Giovanni, notaio e magister lapidum, che, nel 1971, era conosciuto soltanto quale artefice di una statua di San Procolo nella chiesa eponima a Verona. Alle sculture di entrambi sono dedicate le pagine del volume, che descrive non solo le più note Arche scaligere, ma anche insigni monumenti dell’arte plastica veronese, come il Compianto sul Cristo morto, recentemente restaurato e conservato nel palazzo Carlotti a Caprino Veronese, ed altre sculture di pregio ora al Museo di Castelvecchio, che rivelano caratteri di assoluta originalità rispetto allo scenario italiano. Il dialogo tra il testo, che a distanza di cinquant’anni continua a suggestionare il lettore, e le 140 fotografie, realizzate con le più moderne tecniche di ripresa, dà risalto alle masse con un chiaroscuro potente e restituisce espressività alle figure, dal sorriso bonario di Cangrande al grido di Cristo sulla Croce scelto come immagine della copertina.

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