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La musica dei videogiochi diventa essa stessa un gioco

Licia Missori
Musica per videogiochi.
La nascita della ludomusicologia e il mito di Kōji Kondō
Dedalo Edizioni
Bari 2024
Pagg. 168 – Euro 17

La musica dei videogiochi diventa essa stessa un gioco

Può capitare di ricevere libri su argomenti mai affrontati prima, di leggerli e di restare talmente sorpresi da volerne parlare oppure consigliarli ad amici e parenti. È questo il caso di Musica per videogiochi. La nascita della ludomusicologia e il mito di Kōji Kondō, scritto da Licia Missori. Compositrice e pianista, un master universitario in musica del XX secolo e uno in composizione musicale per videogiochi presso il Conservatorio di Santa Cecilia, l’autrice ha voluto trattare la tematica, un po’ trascurata sia dalla critica videoludica sia da quella musicale – nonostante la rilevanza nella cultura di massa – dedicando il libro a Kōji Kondō. Il compositore giapponese delle musiche di serie Nintendo è divenuto famoso quando nel 1985 venne incaricato di scrivere i motivetti di Super Mario Bros. Per il tema principale del gioco ci fu qualche incertezza poiché Kondo aveva preparato una musica rilassante, basata su un’ambientazione tranquilla. Resosi presto conto che il ritmo del gioco era molto più concitato di quanto si aspettasse, Kondō decise di realizzare un tema allegro e orecchiabile dalle sonorità latine che ottenne un grosso successo, diventando in breve tempo famoso e riconoscibile anche al di fuori del contesto videoludico.
Nel 1986 Kondō lavorò alla colonna sonora di The Legend of Zelda e anche questa ottenne un notevole successo, tanto da venir considerata ancor oggi tra le più iconiche nella storia dei videogiochi. Questo perché, come scrive Missori, la musica contribuisce all’azione stessa, all’interazione con il mondo videoludico, pur nello stretto rapporto con i limiti tecnologici dell’hardware. C’è, in verità, l’uso dei leitmotiv, ma questa è una tecnica ben presente nel cinema. Però, come afferma l’autrice, la musica dei videogiochi è profondamente diversa da quella lineare che si vede appunto sul grande schermo, giacché “in qualsiasi videogioco la musica è di fatto determinata dalle azioni compiute; il semplice fatto di giocare implica la partecipazione attiva a un’interazione musicale”. Quando si gioca, in pratica, si suona ogni volta una musica diversa e, di conseguenza, “la game music vera e propria può essere ascoltata e vissuta soltanto all’interno del gioco, con la sua dinamicità, la sua durata imprevedibile e il suo corredo di effetti sonori”.
Il lavoro di Missori rappresenta un punto di partenza per capire non solo l’importanza dello studio della musica per videogiochi, ma pure la necessità di un approccio specifico: quello della ludomusicologia, branca che sfrutta teorie e strumenti basati sul presupposto che la musica può essere concepita come un gioco, così come intuito dallo storico olandese Johan Huizinga.

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