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La lunghissima storia del migliore amico dell’uomo

Paola Valsecchi
Attenti ai cani
Una storia di 40.000 anni
Il Mulino - Bologna 2020
pp. 172 - euro 12

Parole chiave: Paola Valsecchi (1), Attenti ai cani (1), Libro (63)
La lunghissima storia del migliore amico dell’uomo

Germania 1915. Mentre visitava un ospedale, Gerhard Stalling, un medico che curava i veterani di guerra resi ciechi dall’effetto dell’iprite, lasciò il suo pastore tedesco con uno dei soldati e, al suo ritorno, si accorse che il cane sembrava volerlo aiutare nei movimenti. Stalling ebbe un’illuminazione: addestrare i cani per guidare i soldati ciechi nella vita quotidiana. Nel 1916, il medico aprì ad Oldenburg, nella Bassa Sassonia, la prima scuola per cani guida per non vedenti.

Questa è solo una delle storie raccontate da Paola Valsecchi, docente di Etologia applicata ed evoluzione dei vertebrati all’Università di Parma, nel suo Attenti ai cani. Una storia di 40.000 anni, edito da Il Mulino. In quattro capitoli, l’autrice spiega come il cane sia stato il primo animale ad essere addomesticato dalla nostra specie. Le ricerche scientifiche consentono alla Valsecchi di evidenziare come l’incontro interspecifico sia avvenuto in un arco temporale compreso tra 40mila e 20mila anni fa, mentre la separazione genetica tra lupo e cane risalirebbe addirittura a 100mila anni fa, periodo sostanzialmente coincidente con l’arrivo in Europa dell’homo sapiens. La domesticazione del cane da parte sua ha avviato un processo di cooperazione profonda con la nostra specie. Il cane ha così aiutato l’uomo nella caccia, nella protezione del bestiame, nella sicurezza dei villaggi.

Nella parte conclusiva del libro, l’autrice rimarca la progressiva trasformazione del cane secondo le esigenze e i gusti umani, particolarmente evidente negli ultimi due secoli in cui è stata creata la gran parte delle oltre 400 razze canine oggi esistenti. Questo, però, non deve far dimenticare due aspetti. Il primo è che il cane, pur domesticato, mantiene caratteristiche che sono proprie della sua specie, in particolare l’aggressività e una sua organizzazione sociale specifica. Quest’ultima è rintracciabile studiando le due categorie di cani che sono ancora nettamente maggioritarie nel mondo: i cani randagi (già cani da compagnia) e i cani ferali (quelli che non hanno mai avuto contatto con l’uomo). Il secondo aspetto riguarda il nostro atteggiamento. Se negli ultimi decenni è cresciuto il numero dei cani da compagnia, non è aumentato il nostro senso di responsabilità nei loro confronti. Il cane continua troppo spesso ad essere pensato come mero strumento di lavoro (si pensi al cane da caccia) o di personale soddisfazione, senza riflettere sul suo benessere. L’esempio peggiore è quello delle festività natalizie, periodo in cui dal 1992 al 2017 è aumentato del 31,13% il numero dei cuccioli regalati nei Paesi Ue. Il cane diviene una sorpresa, una strenna in un pacco infiocchettato di cui ci si può facilmente stancare. E tra dono ed abbandono il passo è breve.

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