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La Chiesa cattolica e la pratica della cremazione

Piotr Kuberski
Il cristianesimo e la cremazione
Editrice Domenicana Italiana
pagg. 464 - euro 35

La Chiesa cattolica e la pratica della cremazione

La pratica della cremazione è in aumento in tutti i Paesi dell’Unione Europea e fa registrare consensi sempre maggiori tra la popolazione, come testimoniano, per esempio, i dati che riguardano l’Italia, dove la percentuale di coloro che decidono, per se stessi o per i propri parenti, di optare per tale soluzione, è passata dallo 0,5% del 1980 al 32% del 2012.
La Chiesa cattolica per lungo tempo ha condannato questo tipo di inumazione detta “secondaria”, perché riguarda le ceneri. Ora, questo corposo e molto ben documentato volume di Piotr Kuberski, teologo, archeologo e docente di religione, chiarisce i termini del problema attraverso un ampio studio originale. Si tratta di un lavoro di tipo storico, volto a rendere conto delle profonde trasformazioni culturali intervenute negli ultimi decenni in merito a tale questione e a sintetizzare e commentare i testi pontifici dedicati all’argomento nel periodo compreso tra il 1886 e il 1963, oltreché a proporre le linee essenziali del dibattito attuale.
A proposito del plurisecolare rifiuto della cremazione, il domenicano François Bœspflug, docente di Storia delle religioni presso la facoltà di teologia cattolica dell’Università di Strasbourg, scrive nella prefazione: “Le ragioni profonde della condanna… sono molto lontane dall’essere chiare ed univoche, nonostante quanto si vada ripetendo, ovvero che la cremazione è stata percepita come contraria alla fede nella resurrezione dei corpi. L’autore dimostra, portando l’esempio di Tertulliano, che non è così semplice. Contrariamente ad un’idea molto diffusa, la Chiesa non ha avuto molte occasioni d’opporsi alla cremazione. E, lo si dica, «mai nella storia del cristianesimo questa modalità funeraria fu percepita come un vero impedimento per la futura resurrezione»”. Ad ogni modo è opportuno ricordare, come afferma ancora Bœspflug, che l’egemonia del seppellimento del corpo, permane incontrastata fino al XIX secolo, mentre le cose cambiano radicalmente nella seconda metà del Novecento: nel 1963, infatti, la Chiesa sopprime la condanna della cremazione e ne concede l’uso, anche se non proprio l’approvazione. In effetti, su questo punto il Codice di Diritto Canonico, al Titolo III, canone 1176, § 3, recita: “La Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti; tuttavia non proibisce la cremazione, a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana”: parole chiare, pienamente confermate nel paragrafo 2301 del Catechismo della Chiesa Cattolica. Dunque, il Magistero considera preferibile il seppellimento, ma non vieta la cremazione.
La ricerca storica di Kuberski parte dalla civiltà romana, ove, lentamente, si cominciò a privilegiare il seppellimento del corpo. L’autore passa poi a considerare il mondo biblico e il giudaismo, il cristianesimo antico, il medioevo e l’epoca moderna, e dimostra che in ciascuno di questi periodi la pratica crematoria è sempre stata in vigore, naturalmente con una diffusione diseguale.
Kuberski afferma inoltre che anche quando la cremazione fu apparentemente osteggiata, come nel cristianesimo antico, soprattutto a partire dal II secolo, essa non venne mai considerata come un ostacolo alla resurrezione dei corpi. Secondo il prefatore, Kuberski ha il merito di aver prodotto “un’indagine sintetica su un argomento le cui conoscenze sono notoriamente più ampie e molto meno circoscritte di quanto si possa immaginare: indagine che richiede molte competenze (di storico delle religioni, di teologo, di biblista, ed altre), e che ha un’ampiezza molto audace nella sua estensione spaziale e temporale”. La profondità di questo studio è dimostrata anche dalla bibliografia ragionata di ben 800 titoli e da 1.200 note erudite.

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