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Il destino segnato dell’impresa familiare

Alberto Albertini
La classe avversa
Hacca
Matelica (MC) 2020
pp. 314 – Euro 16

Parole chiave: Alberto Albertini (1), La classe avversa (1)
Il destino segnato dell’impresa familiare

La classe avversa, edito da Hacca, è il racconto del mondo professionale e familiare dell’Italia attuale, del disfacimento di un sistema che vedeva nel modello industriale a gestione familiare il segreto del miracolo italiano del ’900. Protagonista è il figlio ed erede di uno dei proprietari dell’azienda, chiamato il “poeta” per la sua eleganza e la passione per la letteratura, impegnato a mostrarsi all’altezza del ruolo che gli spetta mentre la sua vera passione è studiare Lettere. Come molti figli di imprenditori italiani, è costretto a farsi sul campo, a rinviare la laurea perché “la migliore scuola è l’azienda”.
Eppure, anche la formazione ha il suo peso specifico. Alberto Albertini, autore bresciano, al suo esordio narrativo, lavora da 35 anni nell’industria con particolare attenzione per l’innovazione. Il suo contemporaneo “romanzo di fabbrica”, una narrazione disincantata e lucida dei giorni nostri, dà voce a “una corrosione personale e collettiva che il lavoro sembra non essere più in grado di nobilitare”. C’è una classe imprenditoriale che oltre a contrapporsi a quella operaia diviene anche antagonista di se stessa.
Trecento pagine in cui troviamo la storia di un uomo e del suo lavoro, di una azienda di famiglia che finisce assorbita in un grande gruppo industriale. Quando il presidente, azionista di maggioranza, affida l’azienda a un amministratore delegato che si rivela un tagliatore di teste, sadico e accentratore, il protagonista vorrebbe fare come il suo caro amico di gioventù, che si è ribellato e licenziato. Ma lui resiste, rimane, combatte.
Altra particolarità del libro è la struttura: tutto è impostato intorno al dialogo immaginario del protagonista con lo scrittore e sociologo Ottiero Ottieri, il quale nel suo romanzo Tempi Stretti (1957) univa lavoro e affetti, fabbrica e famiglia. Proprio come Albertini. Ed è Ottieri a guidare i pensieri del “poeta” e a scandirne le interpretazioni.
La classe avversa è un romanzo onesto, autentico, intriso di normalità, di sogni e batticuori, sensi di colpa e pentimenti, certezze e riconciliazioni. “Sogniamo la rivoluzione e poi non vediamo l’ora di tornare a casa a metterci in tuta o in pigiama”: a sottolineare il bisogno di punti fermi e il valore della famiglia. Aspetto caro all’autore, che dedica il libro al proprio padre.  
Da soli non si va da nessuna parte. È l’unione che fa la forza: non possiamo rimanere soli nelle nostre case e non possiamo rimanere piccole e isolate aziende nel mercato. Un po’ come nella metafora del cachi e della mela: “si tengono insieme perché da soli marcirebbero”.

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