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Il profumo di una rinascita nel sapore di un pandoro

Storia a lieto fine (si spera) per la Melegatti di San Giovanni Lupatoto

Parole chiave: Melegatti (2), Pandoro (1), San Giovanni Lupatoto (14)
Il profumo di una rinascita nel sapore di un pandoro

Questo è un vero racconto di Natale perché colmo di trepida attesa, di inquieta speranza e finalmente di ri-nascita e di profonda gioia che si svolge nell’Anno del Signore 2018 alle porte di Verona, più precisamente a San Giovanni Lupatoto in via Monte Carega 23.
La storia ha inizio il 14 ottobre 1894, quando un geniale pasticcere – Domenico Melegatti – riceve dal Ministero dell’Agricoltura, industria e commercio del Regno d’Italia il “Certificato di privativa industriale” per aver inventato il nome, la forma e la ricetta del pandoro. Per più di 120 anni la storica azienda veronese segna traguardi di crescita e riceve molteplici riconoscimenti, diventando in tutta Italia un marchio famoso e apprezzato. Poi, per varie ragioni, inizia il declino fino a giungere a quella drammatica data del 29 maggio scorso, quando il Tribunale di Verona ha dichiarato il fallimento della società.
È l’amara conclusione di una storia imprenditoriale di successo che vede tra le prime vittime incolpevoli i 50 dipendenti, che perdono il posto di lavoro. I liquidatori fallimentari lanciano una prima asta sperando che si faccia avanti qualche compratore; ma nessuno presenta offerte. Caparbiamente ne indicono una seconda.
Su Verona Fedele del 2 settembre scorso – in piena attesa di un cavaliere bianco che salvasse l’azienda – scrivevamo che l’odissea della Melegatti avrebbe potuto trovare una positiva conclusione “se vi fosse stato l’intervento di un gruppo industriale che opera nel settore o in altri affini considerandola come un ampliamento della gamma di offerta di propri prodotti di qualità”. 
Il 17 settembre, alla scadenza dell’asta, si registra il miracolo. Un gruppo industriale vicentino di lunga storia, che fa capo alla famiglia di Roberto Spezzapria, dichiara la propria disponibilità ad acquisire l’azienda per il prezzo fissato dal Tribunale di 13,5 milioni di euro. Non ci sono altre offerte, tantomeno – come molti si sarebbero aspettati – da parte di imprenditori veronesi.
Ancora una volta i Re Magi arrivano dall’Oriente, nel nostro caso dal confinante oriente. “Melegatti 1894” –questo il nuovo nome della società – entra così a far parte del gruppo che ha il proprio quartiere generale a Velo d’Astico e che già controlla altre società anche del packaging alimentare, in una logica di integrazione verticale che consentirà economie di scala e ampliamento di attività. 
Il 20 novembre, dopo oltre un anno di chiusura, la fabbrica riapre i battenti. Ad accogliere i 35 dipendenti assunti a tempo indeterminato – di cui 20 già in forze alla Melegatti – c’è il presidente Giacomo Spezzapria, uno dei figli del capostipite, e l’amministratore delegato Denis Moro, entrambi trentatreenni che hanno scommesso sul rilancio dello storico marchio veronese.
C’è commozione tra i lavoratori che rientrano nella “loro” fabbrica, dove alcuni non hanno mai smesso di venire per conservare e rinfrescare il “lievito madre”. C’è anche sollievo perché – dice uno di loro – «il lavoro dà dignità» e c’è la fondata speranza che anche tutti i restanti lavoratori, ora in cassa integrazione, possano presto riprendere il loro posto.
Un piccolo o forse grande miracolo di Natale si è compiuto.  Fa bene al cuore raccontare questa storia che rinnova la speranza e dà futuro ai giorni che verranno.

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