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Dal Duce alla Repubblica, al potere

Davide Conti
Gli uomini di Mussolini. Prefetti, questori e criminali di guerra dal fascismo alla Repubblica italiana
Einaudi – Torino 2017
pp. 271 – euro 30

Dal Duce alla Repubblica, al potere

Davide Conti, consulente dell’Archivio storico del Senato, con il suo Gli uomini di Mussolini. Prefetti, questori e criminali di guerra dal fascismo alla Repubblica italiana, uscito per i tipi della Einaudi nel febbraio di quest’anno, torna a riattualizzare uno dei motivi classici della storiografia della seconda metà del secolo scorso.
Attraverso una notevole ricerca documentale, Conti ricostruisce alcune delle carriere svolte dai “presunti” (in quanto mai processati) criminali di guerra nel neonato contesto democratico. Si tratta di funzionari ed ufficiali che, organici al fascismo, vennero reinseriti negli apparati repubblicani, divenendo prefetti, questori, direttori dei servizi segreti, ufficiali delle forze armate, ministri.
Le biografie prese in esame consentono di illuminare taluni dei nodi più significativi della storia dell’immediato secondo dopoguerra e, al contempo, gettano una luce significativa su vicende coeve e seguenti, dalla strage di Portella della Ginestra alla nascita dei gruppi coinvolti nei tentati golpe Borghese e Sogno. I profili di due ufficiali generali dell’Arma, Ugo Luca (comandante delle Forze repressione banditismo istituite nell’agosto del 1949 per combattere Salvatore Giuliano, deceduto in un conflitto a fuoco il 3 luglio 1950. In seguito si scoprì che Giuliano era stato assassinato nel sonno dal cugino Gaspare Pisciotta) e Giuseppe Pieché (nominato da Mario Scelba direttore generale della Protezione civile e dei servizi antincendio del ministero dell’Interno, nel 1970 si rifugiò a Malta per sfuggire ad un mandato di cattura che lo vedeva collegato al fallito golpe del principe Junio Valerio Borghese. Successivamente scagionato, poté tornare in Italia), confermano la continuità dello Stato.
Da qui prende le mosse la ricostruzione di Conti, che si sofferma pure sui caratteri originali della “nazione repubblicana”, una nazione attenta alla centralità degli equilibri internazionali nell’area occidentale. Ma il lavoro conferma pure la fecondità di ricerche in grado di intrecciare le singole vicende personali con l’analisi dei punti di tensione tra l’elemento formale (la riorganizzazione dello Stato) e quello materiale (relativo alle lotte dei soggetti in carne ed ossa).
Il contrasto tra amministrazione e politica democratica attesta quella che per Davide Conti è la vera e profonda rottura tra un prima ed un dopo: piuttosto che con l’eredità istituzionale (di apparati e di uomini) del fascismo, cesura vi fu con le idee nate dalla Resistenza e con la Costituzione repubblicana.

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