Stare nella natura insegna ai bambini a coltivare se stessi
Coltiviamo assieme alla relazione con la natura una interiorità propria altrettanto sostenibile. Riviviamo ed espandiamo i vissuti attraverso poesia, musica, arte, silenzio (per una sostenibilità dell’essere)...

Coltiviamo assieme alla relazione con la natura una interiorità propria altrettanto sostenibile. Riviviamo ed espandiamo i vissuti attraverso poesia, musica, arte, silenzio (per una sostenibilità dell’essere).
“Camminare con passi leggeri sulla terra”: a questo ci esorta Gianfranco Zavalloni, con la sua pedagogia della lumaca – scelta educativa del tempo lento e non violento – e con un invito concreto a chiederci come possiamo agire per lasciare il mondo migliore di com’è per le nuove generazioni. Intorno a questa idea vi sono gruppi che continuano a ricercare, recuperare e diffondere conoscenze nel campo della scienza, dell’arte e dell’artigianato, dei saperi e lavori antichi, proprio per rispettare la Terra.
Così, allo stesso modo, possiamo imparare ad addentrarci con delicatezza e sensibilità nel nostro mondo interiore; in fondo, è quella la nostra terra personale, quella che costruiamo e che si rispecchia nel nostro agire.
In famiglia, al nido e alla scuola dell’infanzia, la cura che pone ogni progetto di relazione con la natura apre nuove soglie di esperienza ai bambini per un cammino di crescita e consapevolezza. L’esperienza in natura non è separabile dal pensare e dall’essere: lo sguardo che si ricrea, il contatto emozionale e sensoriale attraverso l’esplorazione e il gioco, la fatica del lavoro se coltiviamo un giardino o un orto, la ritualità dei gesti, il silenzio, il rispetto, il senso del tempo e dell’attesa, la cura, il dono… contribuiscono a creare una matrice che resta in noi.
Stare in natura ci avvicina dunque a molti traguardi importanti e profondi. Altri ne possiamo scoprire osservando i bambini e dialogando con loro, nel sentire un senso di appartenenza e sviluppando una dimensione spirituale di riconoscenza e rispetto che permetta di riconoscere le qualità di ogni creatura.
Il pensiero che sorge dal contatto con la natura ha bisogno di nutrimento che sia all’altezza; natura e cultura non sono mondi disgiunti, si danno la mano in innumerevoli opere d’arte, da quelle primitive fino ai giorni nostri. Come educatori accompagniamo i bambini, attraverso processi di cura, di dialogo, di sviluppo del pensiero, di scoperta e riconoscimento di valori – come accoglienza, amicizia, bontà, giustizia, gratitudine… – verso un’autonomia responsabile che si riflette nel sé e nella relazione col mondo. Le narrazioni e le letture che si affiancano alle esperienze, la possibilità di riflettere, l’ascolto dell’altro, il rispetto di differenti punti di vista e modi di esprimersi e di essere ci educano all’interiorità, ci aiutano a far emergere dalla profondità del nostro essere la sua autentica costituzione in un processo di ricerca sul proprio esistere che si manifesta con immagini, memorie, emozioni, pensieri e azioni, nello scambio con l’altro.
Per questo dobbiamo scoprire i linguaggi della natura, che ci parlano di colori, profumi, paesaggi, tempi e ritmi, cicli della crescita, vita, morte e di un mistero che ci interroga; e incontrare, al contempo, i linguaggi della bellezza come l’arte in tutte le sue forme – poesia, musica, pittura, danza, teatro… – e le differenti scienze umane.
Nella nostra società la spinta forte è verso linguaggi competitivi, logici, tecnologici. La dimensione umanistica sembra venire in secondo piano e solo chi, per passione personale, attitudine o esperienza vissuta insieme, si avvicina ad essi, li sente necessari e pratica i linguaggi della bellezza intesi nella dimensione artistica, espressiva, narrativa, di cui abbiamo immenso bisogno per crescere e dare una forma al nostro essere.
Se doniamo ai nostri bambini un tempo buono per stare in natura e un agire lento, gustiamo assieme “il profumo del tempo” (Byung-Chul Han) mentre i linguaggi della bellezza ci fanno assaporare modi essenziali del vivere. Creiamo dunque, in ogni ambiente educativo, un’immersione costante, piacevole, coinvolgente, non giudicante, non competitiva che sostenga queste relazioni e affini il senso del bello.
* Insegnante e pedagogista
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