Dante ha compiuto il suo Giubileo in 10 anni
Per sua natura il Giubileo è un evento di grazia. Detto diversamente: l’obiettivo che rende il Giubileo autentico è quello di mettere le persone che intendono compierlo nelle condizioni di lasciarsi raggiungere dalla grazia di Dio. In rarissimi casi tale obiettivo viene attuato con una folgorazione improvvisa, come è accaduto per san Paolo.

Per sua natura il Giubileo è un evento di grazia. Detto diversamente: l’obiettivo che rende il Giubileo autentico è quello di mettere le persone che intendono compierlo nelle condizioni di lasciarsi raggiungere dalla grazia di Dio. In rarissimi casi tale obiettivo viene attuato con una folgorazione improvvisa, come è accaduto per san Paolo.
Generalmente, però, accade nella dilatazione del tempo. Magari di anni. Come frutto di una reale maturazione. È quanto è avvenuto in Dante. A metà della sua vita, cioè a 35 anni, immerso com’era nel vortice della politica, si è trovato dominato da tre vizi: la superbia, l’avarizia e la lussuria. Gli sono occorsi oltre tre anni, quanti gli furono necessari per creare la prima cantica, quella dell’Inferno, non solo per prendere coscienza di quanto anche i suoi peccati lo avevano disumanizzato, ma anche per liberarsi dalla loro veemenza. E consentirgli così di uscire dalle tenebre della “selva oscura” e poter “rivedere le stelle”, come segnala proprio a conclusione dell’Inferno. Quel “rivedere le stelle” stava ad indicare molto di più che un fenomeno astrofisico. Segnalava la liberazione interiore dalle tenebre del peccato, dove anche la ragione si era ottenebrata, e la nuova condizione, quella di vedere in faccia il male e tale dichiararlo con la stessa ragione.
Con la cantica del Purgatorio, con altri tre anni e oltre, Dante si è purificato dalle stesse malvage inclinazioni al peccato, da cui ha fatto l’esperienza di sentirsi liberato, al punto da concludere la cantica del Purgatorio con “rifatto, puro e disposto a salire alle stelle”. Davvero libero dagli stessi condizionamenti delle sue perverse inclinazioni. A queste condizioni, lasciando alle spalle il mondo del peccato, Dante era predisposto a fare l’esperienza della comunione dei Santi, nella molteplicità delle espressioni. Soprattutto era disposto a fare l’esperienza mistica di Dio, che lo ha talmente trasformato nel suo animo da percepirsi, nei desideri e nella volontà, in perfetta sintonia con Dio, “l’Amor che move il sole e l’altre stelle!”.
Esempio straordinario di un Giubileo esistenziale vissuto con esemplarità. In ben dieci anni!
† Giuseppe Zenti
Vescovo emerito di Verona
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