Informazioni Pastorali "Andrà tutto nuovo"
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Fin dalla preistoria l’immagine esercita una grande attrattiva perché ha la capacità di emozionare e di evocare. Le nuove tecnologie mettono a disposizione di tutti la possibilità di diventare creativi e di "raccontare" se stessi

Parole chiave: Liturgia (14), Pastorale (30), Andrà tutto nuovo (11), Social media (4), Messe on line (3)
foto di viso femminile con occhiali sulle cui lenti compare il simbolo di Instagram

La forza di suscitare emozioni con le immagini

Fin dalle pitture rupestri, alcune realizzate tra i 44 e i 35mila anni fa, divenne evidente che all’essere umano è connaturale rappresentare e ripresentare la propria esperienza. Prima ancora della comparsa della scrittura (i caratteri cuneiformi risalgono a circa 32mila anni fa), la comunicazione scritta tra le persone passava attraverso le immagini.
L’immagine esercita una grande attrattiva perché ha la capacità di emozionare senza passare dal registro cerebrale. Quando si guarda un bel tramonto si resta ammirati senza grandi discorsi o ragionamenti. Un’immagine può essere anche evocativa. Basti pensare all’uso che da sempre la Chiesa ha fatto delle rappresentazioni pittoriche: molto presto si diffuse l’usanza di decorare gli interni delle chiese con la cosiddetta Biblia pauperum (la Bibbia dei poveri), ovvero raffigurare episodi dell’Antico o del Nuovo Testamento. La pittura evocava l’episodio ascoltato durante la Messa o durante la predicazione e lo rendeva comprensibile a tutti, anche a coloro che per scarsità di risorse non erano in grado di leggere la Sacra Scrittura. Se colori e pennelli non sono alla portata di tutti, una macchina fotografica invece sì. La tecnologia dello smartphone mette in mano a chiunque un dispositivo in grado di fare foto di notevole qualità, di poterle vedere subito (senza bisogno di sviluppare il rullino) e di mostrarle agli amici (e non solo) in tempo reale.
Un “profilo” che svela ciò che desideriamo
Ecco che l’applicazione Instagram permette di fare proprio tutto questo. Ogni persona può realizzare un proprio “profilo Instagram” (così si chiama il proprio spazio sulla piattaforma). Già la scelta di questo nome è significativa: quando si guarda una persona di profilo si vede solo una parte del suo volto. Così in questo ambiente social, ogni persona mostra solo quella parte di sé che desidera.
Sul proprio profilo, poi, ciascuno crea delle storie attraverso le fotografie o i brevi video che vengono registrati e pubblicati: diverse sequenze utili a raccontare qualcosa. Cosa si sta facendo e con chi, che cosa si sta vedendo. Il tutto disponibile solo per un tempo determinato.
Diversi rilievi sono degni di nota. Innanzitutto, l’idea stessa di raccontare una storia. Non si raccoglie un album fotografico, ma si inanellano diversi momenti con una sequenza logica e con finalità narrativa. Non vengono catturate immagini a caso, ma solo quelle necessarie per dire qualcosa ai propri followers (ovvero i “seguaci”, coloro che osservano un determinato profilo). In secondo luogo, questi ultimi possono reagire alle immagini: possono mandare apprezzamenti, commenti, messaggi… insomma: non osservatori passivi, ma interattivi.
Tante storie che durano un giorno
Infine, ogni contenuto pubblicato ha una durata limitata: allo scadere delle 24 ore scompare. Un ambiente social senza memoria a lungo termine, ma concentrato sull’attimo presente da cogliere e condividere.
L’utilizzo di questo potente strumento, però, chiede anche di riflettere su alcune questioni.
La forte enfasi posta sulla condivisione del contenuto, alcune volte rischia di mettere in secondo piano l’esperienza viva di quell’avvenimento. Sempre più spesso, per esempio, capita di vedere persone che assistono all’ingresso in chiesa di una sposa riprendendolo attraverso lo schermo del proprio smartphone. L’intento positivo è sicuramente quello di catturare quel momento con il proprio dispositivo per condividerlo con altri, ma questo sacrifica la propria presenza consapevole: si è più concentrati a fare foto che non a partecipare a quanto sta succedendo davanti ai propri occhi. Per non parlare del fatto che video e immagini catturate sono utilizzate per essere mostrate ad altri e non ad essere riviste da chi le ha fatte, per tenere viva la memoria. La capacità dell’immagine di suscitare emozioni, poi, va a confermare un modo di vita che si è consolidato in questi tempi (soprattutto nelle giovani generazioni). Sempre meno spazio hanno il ragionamento, la discussione e l’argomentazione se sempre più trovano espressione le cosiddette “reazioni di pancia”: la razionalità umana viene sempre più sacrificata sull’altare del “mi piace”.
Don Francesco Marini
Direttore Centro diocesano cinematografico

La Parola con tutti i colori della fede

Fare spazio alla voce di Dio con l’intensità delle figure

Un tempo di chiusura forzata. Una quotidianità stravolta nei ritmi e nelle relazioni. Una fede che non poteva essere celebrata con la comunità. Per molti, me compresa, il lockdown della scorsa primavera è stato tutto questo. A rischiarare le giornate, accorciando le distanze fisiche che mi tenevano lontana dalle persone care, è stata la Parola di Dio: un appuntamento quotidiano con la preghiera arricchito da un videocommento al Vangelo del giorno, preparato dai sacerdoti della nostra parrocchia per aiutarci a gustare quel tesoro. Parallelamente, è stato significativo riscoprire la passione per la pittura e la calligrafia, rimasta sepolta dai tempi dell’infanzia. Dal mix di queste esperienze ha preso forma la “Parola a colori”, un’attività nata per ravvivare il grigiore del lockdown con la forza del colore e della fede. Partita da una condivisione casalinga, l’idea si è sviluppata e allargata negli ultimi mesi al mondo dei social media, con un desiderio: testimoniare che proprio nel deserto, dove tutti sperimentiamo le nostre fragilità, può nascere qualcosa di nuovo e che anche nell’oscurità del difficile periodo storico che stiamo attraversando c’è una Presenza, Gesù Cristo, che cammina con noi. Instagram si è rivelato un ottimo strumento per questo tipo di condivisione essendo nato per dare risalto alle fotografie, al colore e alla creatività, ha risposto da subito alle mie esigenze. È stato entusiasmante scoprire questo social come contenitore di bellezza al servizio del Vangelo: accanto ai profili dei grandi vip, infatti, c’è una comunità numerosa di persone che lo utilizza per comunicare la fede con gioia e freschezza. Per questo si sono create, in poco tempo, reti virtuali di follower da tutta Italia e non solo, con interessi comuni nella fede o nell’arte.
Non sono partita con chissà quali strategie di marketing, se non il sogno che anche solo una delle mie creazioni potesse essere strumento, come lo è stato per me, per fare spazio alla voce di Dio dentro la quotidianità della vita. Più che i numeri, cerco di curare la qualità, dedicando ogni giorno del tempo per aggiornare il profilo, studiare come evolve lo strumento, sperimentare nuove composizioni fotografiche, rispondere ai messaggi che mi arrivano dai follower che chiedono informazioni o condividono impressioni e preghiere.
Ti aspetto su Instagram con la @parola_a_colori (instagram.com/parola_a_colori).
Laura Zanella

Le foto della processione

Il caro don Ermes continuava a ricevere simpatici complimenti: sul telefonino, negli incontri per strada, presso le famiglie che andava a trovare. Anche degli inaspettati giovani non hanno mancato di qualche simpatico elogio. «No capisso! I séita a parlar ben de la procession de domìnica… Ah sérene quatro gati e mancàa poco che vegnesse vento e acqua…». «Par mi, i’è restè incantè da la foto del Cesco», rispose prontamente il giovane curato, che sull’istante estrasse uno smartphone gigante, il super regalo di Natale: quasi due etti di tecnologia a portata di mano e sfoderò l’incredibile foto scattata durante la processione dal Cesco, l’influencer più rinomato della parrocchia. Don Ermes era incantato: l’Ostia Santa era illuminata dall’unico raggio di sole della giornata, custodita da un pregiatissimo ostensorio del ’700, che brillava tra le braccia del parroco avvolto nel suo spettacolare piviale. Le montagne del Baldo ancora innevate e un intenso cielo blu erano il magico sfondo della scena, impreziosita da una disordinata doppia fila di chierichetti presi di spalle, che davano un tocco di spontaneità, mentre il fumo dell’incenso saliva orante dal mega turibolo lucidato per l’occasione. «El Cesco el’ha messa su Instagram, e i l’ha vista in tanti. Se vede che la gh’e piasùa». «No, no Instagram. Par ’na foto cosìta le mejo che ghe femo ’na bela soaza! (cornice, ndr) ’Sa dito?».

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