Il Fatto di Bruno Fasani
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Troppe verità minuscole e troppo poca verità vissuta

Penso che uno dei temi più complessi sui quali faremmo bene a soffermarci è quello della verità. Quid est veritas? Cos’è la verità? Fu in effetti anche il dubbio sul quale Pilato imbastì il suo confronto con Gesù, prima di consegnarlo agli aguzzini.

Parole chiave: Il Fatto (436), Bruno Fasani (345)

Penso che uno dei temi più complessi sui quali faremmo bene a soffermarci è quello della verità. Quid est veritas? Cos’è la verità? Fu in effetti anche il dubbio sul quale Pilato imbastì il suo confronto con Gesù, prima di consegnarlo agli aguzzini.
Di sicuro c’è che ai nostri giorni di verità si riempiono la bocca tutti. Ma è solo una finzione verbale, perché i fatti sono poi lì a smentirla. Di fatto stiamo assistendo a un vero e proprio conflitto tra verità e libertà. Convinti come siamo di essere liberi e soprattutto di aver diritto ad affermare il nostro punto di vista ad ogni costo, abbiamo finito per assolutizzare le nostre opinioni, creando una Babele sociale con il conseguente disorientamento a tutti i livelli, politico, economico, morale, ecclesiale... Scriveva l’Ipsos all’inizio di quest’anno: “I punti di riferimento che univano le persone, ora si stanno disintegrando e ognuno ha la propria visione, le proprie ragioni, perché non esistono più verità univocamente accettate”. L’equivoco sta nel fatto che la libertà di esprimersi non si è accompagnata alla cultura del rispetto delle opinioni altrui. Anzi, stiamo assistendo ad una assolutizzazione del proprio modo di vedere le cose, trasformando chi la pensa diversamente in nemico da contestare e da combattere. Da qui deriva una cultura violenta, figlia della polverizzazione dei punti di vista, dove ognuno è una sorta di dio, incompatibile con qualsiasi altro possibile concorrente. Gli esperti dicono che siamo entrati in una società informazionale, dove, più che i fatti, contano e influenzano i punti di vista soggettivi.
Questa premessa apre ad altri scenari. Nell’immaginario collettivo quando si parla di verità la si intende in termini concettuali, ossia un giudizio sulle cose, considerate vere o false. È l’orizzonte su cui si incancreniscono i detrattori di papa Francesco, il quale, secondo loro, tradirebbe la verità dei principi. In una seconda accezione quando si parla di verità si pensa al portare alla luce le cose oscure. Eppure ciò che stiamo sperimentando, più che a questo, ci rimanda alla frantumazione dei rapporti sociali, al venir meno della fraternità. Giusto per dirci che la prima verità è quella delle relazioni, là dove si sperimenta il gusto di stare insieme con amore. Scrive papa Francesco: “La verità è ciò su cui ci si può appoggiare per non cadere”.
Penso ad un bellissimo aneddoto che ho letto qualche tempo fa. In una classe un bambino, figlio di un padre ubriacone, veniva continuamente irriso dai compagni per la sua situazione familiare. Tutti riferivano, umiliandolo, delle malefatte del padre. Fu allora che si alzò un compagno che apostrofò tutti dicendo: non è vero che suo padre è così. Anche il suo è un bravo papà. Il bambino umiliato ricambiò con un sorriso. La morale è che molti compagni avevano detto la verità, ma uno solo la praticò.

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