Il Fatto di Bruno Fasani
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Nell’era dell’arcobaleno la festa del papà tra babbe e mammi

Ci voleva l’arcobaleno per rompere la litania delle feste svuota tasche. Quelle che partono con la Befana a gennaio, poi San Valentino con gli innamorati, quindi marzo a spartirsi la festa della donna e quella del papà. A seguire la Pasqua, che va per conto suo, perché tra uova, colombe e viaggetto di primavera fa il botto da sola. Arriva maggio con la festa della mamma. Poi iniziano i mesi delle vacanze e lì, fino a settembre non ce n’è per nessuno...

Parole chiave: Il Fatto (417), Bruno Fasani (325)

Ci voleva l’arcobaleno per rompere la litania delle feste svuota tasche. Quelle che partono con la Befana a gennaio, poi San Valentino con gli innamorati, quindi marzo a spartirsi la festa della donna e quella del papà. A seguire la Pasqua, che va per conto suo, perché tra uova, colombe e viaggetto di primavera fa il botto da sola. Arriva maggio con la festa della mamma. Poi iniziano i mesi delle vacanze e lì, fino a settembre non ce n’è per nessuno. Si riprende il bombardamento a ottobre per le feste di Halloween, giusto il tempo per aspettare Santa Lucia e Babbo Natale, per finire poi con i botti di Capodanno.
Adesso sembra che una dodicina di questo rosario sia destinata a saltare. Esattamente quella della festa dei papà. A seppellirla sarebbe stavolta la cultura arcobaleno, quella che incombe sopra i cieli del politicamente corretto. Ci hanno pensato alcune educatrici di un asilo di Milano a decretare che questa festa non s’ha da fare, perché «lesiva verso i genitori arcobaleno». Tradotto, per chi chiama pane il pane e vino il vino, niente festa se i genitori sono dello stesso sesso.
Continuano a chiamarle educatrici, ma forse sarebbe tempo di restituire loro appellativi e dignità consoni alla loro vocazione. Purificatrici? Correttrici? E se le chiamassimo più semplicemente operatrici ecologiche? Quello che un tempo chiamavamo spazzino, ossia chi è chiamato a pulire le strade da ciò che lorda? Perché queste operatrici ecologiche sono le stesse che hanno decretato nel tempo che bisogna spazzare via i i presepi, togliere i crocifissi, insegnare ai bambini un po’ di arabo per integrarli con i loro compagni. Togliere le cante di Natale e le rappresentazioni nostrane, soprattutto a carattere religioso. Quelle che hanno spazzato via il papà e la mamma a favore del genitore 1 e genitore 2. Tutto per non essere lesivi verso i genitori arcobaleno. Vuoi mettere, se in una casa ci sono due babbe? O ci sono due mammi? Non ce ne vogliano le coppie omosessuali per il tono un po’ sarcastico: i destinatari non sono loro, ma chi vorrebbe educare le nuove generazioni nascondendo la realtà.
Perché il problema vero è che non si nasconde la natura con imbrogli di parole o con la soppressione di una festa. A dispetto di una cultura che mimetizza i fatti, sarà la vita stessa, quella dei bimbi nella loro innata predisposizione al vero, che continuerà a guardare l’esistenza nella sua realtà effettiva. E i bambini che, nella stragrande maggioranza vengono da un padre e una madre, continueranno a far riferimento a un papà e una mamma, servendosi di un linguaggio che non conosce le ipocrisie ideologiche delle educatrici arcobaleno. Poi sarà il confronto con la realtà a decretare se ci saranno possibili ferite. Educare le nuove generazioni aiuterà ad attutire i conflitti, ma non è certo mettendo la polvere sotto il tappetto che si renderà la casa più pulita e vivibile.

Nell’era dell’arcobaleno la festa del papà tra babbe e mammi
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