Il Fatto di Bruno Fasani
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Modificazioni genetiche tra rischi e vantaggi

Saranno gli inquirenti a dirci chi e perché abbia voluto incendiare quindici camion carichi di mangimi ad Ospedaletto Euganeo, nel Padovano. Fanatici ambientalisti, nemici degli Ogm (organismi geneticamente modificati)? Criminali dediti al terrorismo industriale, contro la più grande azienda italiana del settore?

Saranno gli inquirenti a dirci chi e perché abbia voluto incendiare quindici camion carichi di mangimi ad Ospedaletto Euganeo, nel Padovano. Fanatici ambientalisti, nemici degli Ogm (organismi geneticamente modificati)? Criminali dediti al terrorismo industriale, contro la più grande azienda italiana del settore? O più semplicemente rancorosi personaggi con la notte nella mente, pronti a vendicarsi per veri o presunti torti subiti?
In attesa di conoscere l’esito delle indagini, cogliamo la provocazione che ci è venuta dalla scritta apparsa sui muri dell’azienda “No Ogm, no allevamenti”, per una riflessione su questo argomento, in un’ottica cristiana.
Sappiamo che, da tempo, è in atto uno scontro durissimo tra chi sostiene l’utilità delle modifiche genetiche ai prodotti biologici e chi, invece, ne è diventato un acerrimo nemico. Scontro che vede crescere soprattutto l’opposizione verso le multinazionali che si sarebbero appropriate di questi prodotti modificati per allargare a dismisura la loro famelica voracità. Certo sarebbe davvero immorale se i vantaggi si riducessero a privilegio di pochi. A questo pericolo, i nemici degli Ogm aggiungono poi una sorta di terrorismo psicologico, sostenendo che non sappiamo scientificamente a cosa andremo incontro percorrendo i sentieri delle modificazioni genetiche ai prodotti che mangiamo.
Una sorta di naturismo spinto, che non sembra trovare altrettanta attenzione e convinzione, là dove si interviene pesantemente sull’uomo, spesso violandone la dignità e modificando la percezione della sua intangibile sacralità. Segno questo che esiste in circolazione molto ecologismo ideologico, lontano anni luce da quell’equilibrio che sarebbe richiesto quando si affrontano i temi della natura e delle sue possibili manipolazioni.
Per tornare agli Ogm, possiamo come cristiani dirci ad essi favorevoli? Premesso che non abbiamo dati scientifici per giustificarne la loro pericolosità, il problema va posto sul fine per cui si producono. Ovvero, servono per risolvere il problema della fame, come sostiene papa Francesco, o sono solo un modo per impinguare i ricchi? Mi raccontava un missionario laico della grande povertà di una regione del Brasile in cui operava. Soprattutto era la mancanza d’acqua a rendere impossibile la coltivazione di piante redditizie come quella del caffè. Pianta nota per le sue radici superficiali, incapaci di attingere in profondità, dove l’umido consentirebbe la sua sopravvivenza. Ebbene, è bastato fare una modifica genetica che ha trasformato le radici in lunghi fittoni sotterranei, per ridare fiato all’economia locale.
È in questa direzione che la Chiesa fa le proprie aperture. Il Compendio della dottrina sociale della Chiesa osserva infatti: “La visione cristiana della creazione comporta un giudizio positivo sulla liceità degli interventi dell’uomo sulla natura, ivi inclusi anche gli altri esseri viventi, e, allo stesso tempo, fa un forte richiamo al senso di responsabilità”. San Giovanni Paolo II, in un discorso ai membri della Pontificia Accademia delle Scienze, espresse sostegno alla ricerca genetica, dicendo: «Desidero rammentare da ultimo gli importanti vantaggi che provengono dall’aumento di prodotti alimentari e dalla formazione di nuove specie vegetali a favore di tutti e specialmente delle popolazioni più bisognose». Per poi aggiungere: «Va da sé che ogni “manipolazione genetica” deve essere oggetto di un vero discernimento morale, evitando applicazioni arbitrarie e ingiuste, soprattutto quando perdono di vista il benessere integrale della persona umana. Per questo, è più che mai necessario superare la separazione tra scienza ed etica, per ritrovare la loro profonda unità».

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