Il Fatto di Bruno Fasani
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L’inquietante scenario del male nel mondo

Davanti al male cui ci tocca assistere ogni giorno c’è una domanda che si impone inquietante. A cosa sono serviti duemila anni di cristianesimo, se questo è il risultato? Mi chiedo spesso cosa direbbe Gesù se tornasse al mondo ai nostri giorni. Di sicuro, se duemila anni fa ha accettato di venire a morire per riscattarci dal nostro male, non sarebbe stupito più di tanto.

Parole chiave: Il Fatto (417), mons. Bruno Fasani (19)

Davanti al male cui ci tocca assistere ogni giorno c’è una domanda che si impone inquietante. A cosa sono serviti duemila anni di cristianesimo, se questo è il risultato? Mi chiedo spesso cosa direbbe Gesù se tornasse al mondo ai nostri giorni. Di sicuro, se duemila anni fa ha accettato di venire a morire per riscattarci dal nostro male, non sarebbe stupito più di tanto. Eppure il male è lì, con tutta la sua forza. Penso a coloro che uccidono persone innocenti in nome di una ideologia fanatica e impazzita, che si vorrebbe chiamare religione. Penso alla logica dell’affare che ha sostituito nella politica quella del servizio. A quella dei mercati diventati più importanti dell’uomo. Penso a quelli che ammazzano i cristiani che si rifiutano di convertirsi al loro credo. Penso alla facilità con cui, nell’opulento Occidente, si sopprimono i bambini, quelli nati e quelli che bussano alla vita per nascere. Penso a chi uccide malati, anziani in nome del progresso, chiamando tutto questo: buona morte. A chi uccide le donne come se fossero insetti fastidiosi che intralciano la vita dei maschi. Penso a chi si fa fare i bambini, con cui riempire frustrate solitudini, come se fossero oggetti da ordinare su internet. A chi ha fatto della sessualità un mercato dell’affare. Penso a tante situazioni meno appariscenti, ma che pure segnano la febbre di questa pazza stagione. Adulti che sanno fare biologicamente i figli, ma non sanno fare i genitori. E a quanti, nel defilato palcoscenico dell’anonimato, hanno rinunciato a educare, offrendo, al contrario, una testimonianza di vita che porta direttamente al degrado e alla schiavitù esistenziale. Forse Gesù stesso si stupirebbe di come l’uomo si presti facilmente a scavarsi la fossa di tante irrazionali schiavitù. Qualche tempo fa papa Francesco ricordava come sia stato più facile per Mosè liberare il popolo dall’Egitto, che togliere l’Egitto dalla testa di Israele. Il dramma della schiavitù è qualcosa di affascinante e terribile. Come una voragine che ti fa inorridire solo a guardare ma che ti attira fatalmente nel suo vuoto. Ossia la schiavitù del male, appena appena incartata con astuzia di parole, come libertà, progresso, laicità, emancipazione... Parole che imbrogliano, giusto per non chiamare le cose col loro nome. Scenari inquietanti. Eppure, cari lettori, per nessuna ragione, davanti a questa devastazione, dobbiamo cedere al pessimismo e alla rassegnazione. Primo perché il bene che non vediamo è infinitamente più grande del male che fa clamore e soprattutto per la certezza della fedeltà del Signore all’umanità. Ciò che invece spetta a tutti noi è liberarci dall’idea che il cristiano debba essere per forza nel gregge, non quello evangelico, ma quello del pensiero omologato, consapevoli che il cristiano deve avere prima di tutto il coraggio della differenza.

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