Il Fatto di Bruno Fasani
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Il mercato dell'umano e l'ipocrisia progressista

Mi chiedo spesso cosa direbbe Gesù se tornasse al mondo nei nostri giorni. Di sicuro resterebbe basito nel vedere a qual punto di follia arrivano gli uomini. Penso a coloro che uccidono centinaia di bambini innocenti in nome di una ideologia fanatica e impazzita, che si vorrebbe chiamare religione. Penso a quelli che crocifiggono o lapidano ragazzine cristiane, che si rifiutano di sposare i carnefici dell’Isis...

Mi chiedo spesso cosa direbbe Gesù se tornasse al mondo nei nostri giorni. Di sicuro resterebbe basito nel vedere a qual punto di follia arrivano gli uomini. Penso a coloro che uccidono centinaia di bambini innocenti in nome di una ideologia fanatica e impazzita, che si vorrebbe chiamare religione. Penso a quelli che crocifiggono o lapidano ragazzine cristiane, che si rifiutano di sposare i carnefici dell’Isis. Penso alla facilità con cui qui da noi, nell’opulento Occidente, si ammazzano i bambini, quelli nati e quelli che bussano alla vita per nascere. Penso a chi uccide malati, anziani in nome del progresso, chiamando questo buona morte. A chi uccide le donne come se fossero insetti fastidiosi che intralciano la vita dei maschi. Penso a chi si fa fare i bambini, con cui riempire frustrate solitudini, come se fossero oggetti da ordinare su internet. A chi ha fatto della sessualità un mercato dell’affare. Forse Gesù stesso si stupirebbe di come l’uomo si presti facilmente a scavarsi la fossa di tante irrazionali schiavitù. La schiavitù del male, appena appena incartato con imbrogli di parole, come libertà, progresso, laicità, emancipazione... Parole che imbrogliano, giusto per non chiamare le cose col loro nome, ossia la schiavitù del potere e del denaro, come è solito definirla papa Francesco. Soprattutto è il denaro ad aver scalzato qualsiasi codice etico. Per denaro non succede solo la corruzione nella politica e nell’amministrazione. Per denaro si compra e si vende la vita, come se tutto fosse riconducibile a cosa su cui farci l’affare. Dalla prostituzione alla pornografia, dal mercato degli organi a quello degli embrioni, dagli uteri in affitto al mercato del seme maschile... L’ultimo spaccato di questa logica ci viene dall’Europa, quella di cui si parla sempre per via dell’euro, ma mai per via di queste cose. Nei giorni scorsi la Corte di Giustizia della Ue ha sentenziato che, se da una parte gli embrioni umani non possono essere brevettati da parte dei Centri di produzione di materiale biologico, dall’altra parte è possibile concedere il brevetto per gli ovociti, ossia per gli ovuli non ancora fecondati. Ufficialmente perché un Centro di ricerca potrebbe con questi ovociti produrre cellule neuronali utili a guarire tante malattie. Siamo alla solita. Per indorare la pillola ci assicurano che facendo così salveremo il mondo. In realtà le domande cominciano proprio da qui. È giusto che si conceda l’esclusiva, ossia il brevetto, in un settore così importante com’è quello della ricerca in ambito biologico, mettendo le aziende in condizione di monopolio? E se un giorno avvenisse una scoperta importante per l’umanità, a quale prezzo dovremmo pagarla per averne i vantaggi? E le popolazioni economicamente incapaci di accedere a queste scoperte, perché non hanno i mezzi, quale destino avrebbero?
Seconda obiezione. È vero che si concede il brevetto sugli ovuli non fecondati, ma una volta che un Centro li produce su scala industriale, chi può controllare che essi non entrino sul mercato per essere fecondati e impiantati, venduti come prodotto di qualità, come le banane col bollino? E una volta concesso il brevetto chi può controllare che con essi non vengano prodotti embrioni umani da usare in laboratorio, distruggendo quindi delle vite in divenire?
Terza considerazione. Per avere degli ovociti bisogna avere il mercato delle donne che li producono. E perché ne producano molti bisogna procedere a bombardamenti ormonali che proprio non è come bere un bicchiere d’acqua. E chi saranno queste creature prescelte? Povere, ovviamente. Creature sfruttate perché prese dalla fame. Questo è il progresso, cari lettori. Che non necessariamente fa rima con civiltà.

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