Il Fatto di Bruno Fasani
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Giovani che crescono nella illegalità diffusa

La televisione ci ha portato in casa le scene violente fuori dagli stadi di Francia, dove si sta disputando la coppa continentale. Il Vangelo dice che anche a dare dello stupido a un fratello si rischia un passaggio nella Geenna. Me ne faccio una ragione e mi prenoto un posto tra i grandi ustionati...

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La televisione ci ha portato in casa le scene violente fuori dagli stadi di Francia, dove si sta disputando la coppa continentale. Il Vangelo dice che anche a dare dello stupido a un fratello si rischia un passaggio nella Geenna. Me ne faccio una ragione e mi prenoto un posto tra i grandi ustionati. Questi non sono solo stupidi, sono dei criminali... ipocriti del male. Fingono una vita tutta casa, scuola e famiglia e poi... E poi eccoli alla prova, sti deficienti. Pronti a spaccare la testa al primo che incrociano e, soprattutto, pronti a sfasciare una città, caricando il peso sociale delle loro imprese sulle tasche di tutti.
A volte lo fanno in nome dello sport (pensa te!), altre volte dell’ambiente (vedi Tav o altro), altre volte manovrati da qualche gruppo ideologico che li foraggia per farne dei seminatori di mal di pancia. “Padri” cretini per eredi alla loro altezza.
Chiaro che non tutti i giovani sono così e non me ne vogliano i genitori di tanti tesori. Quelli del mio-figlio-ha-tutti-trenta, dei pezzi-’e-core de mamma.
Oggi in circolazione ci sono tanti cretini pericolosi, immaturi di professione, che scorrazzano anche grazie al diffuso clima di illegalità e impunità. Sì, perché spesso dietro l’arroganza si nasconde il bullo che sa di non correre rischi. Come il figlio del vigile che passa col rosso perché tanto…
Oggi il vigile che chiude un occhio dando origine allo stile dell’illegalità – e mi perdoni la categoria se mi servo di questo mestiere come metafora – ha i tratti caratteristici di tanti volti adulti. Quello di genitori che non accettano di restare delusi dal figlio, sempre pronti a difenderlo, a coprire le cretinate che fa, a tutelarlo attaccando insegnanti che osano sottolinearne le pecche. È quello di insegnanti che passano sopra a ragazzi che copiano, che fanno uso del cellulare in classe, che fanno dei cessi i murales delle loro volgarità, che si appartano per fumare una canna o farsi un rigo di coca. Quello di un ordine pubblico che assiste impotente allo sfascio di bus e di altri luoghi e mezzi pubblici, perché tanto, male che vada, più di una reprimenda non si cava nulla.
La verità, cari lettori, è che da tempo parliamo di illegalità per i politici, dimenticando che è quella diffusa, che comincia soprattutto dai giovani, a restare di fatto impunita. Mi aspetto l’assalto dei pedagogisti indignati, quelli del bisogna cominciare dalle famiglie, quelli del bisogna che la scuola educhi alla socialità, quelli del buonismo che domanda di capire i giovani, i selvaggi buoni, in lista d’attesa per diventare civili. E intanto?
E intanto, con il buon Totò diciamo: e io pago! Dove il prezzo da pagare è il declino sociale inarrestabile della coscienza civile. Ma ancor prima è un declino di uomini o, se volete, di tasso di umanizzazione della società. Dove la coppa la perdiamo tutti.

Giovani che crescono nella illegalità diffusa
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