Il Calciastorie
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Tifosi dell’Union anche post mortem

Ogni capitale ha le sue corazzate. Parigi ha il Psg, in mano agli sceicchi. Madrid il Real, quello che vinse le prime cinque Coppe dei campioni e che da allora non ha smesso di conquistare trofei; volendo, c’è pure l’Atletico Madrid, sorella minore ma comunque non una squadretta...

Parole chiave: Il Calciastorie (121), Sport (139), Calcio (135)

Ogni capitale ha le sue corazzate. Parigi ha il Psg, in mano agli sceicchi. Madrid il Real, quello che vinse le prime cinque Coppe dei campioni e che da allora non ha smesso di conquistare trofei; volendo, c’è pure l’Atletico Madrid, sorella minore ma comunque non una squadretta. Londra se la passa ancora meglio: Arsenal, Chelsea, Tottenham, giusto per limitarci a quelle di altissimo livello. Va un po’ meno bene alla Capitale d’Italia, con Roma e Lazio sempre all’ombra della Juventus e delle milanesi, ed è ancora peggio in Germania, dove Monaco di Baviera (Bayern) e Dortmund (Borussia) non lasciano giocare a Berlino il ruolo di protagonista. Quest’anno, però, all’Hertha Berlino – due titoli conquistati in oltre cent’anni di storia – si è affiancata l’Union Berlino. Ha navigato per decenni nei campionati regionali, con l’exploit della finale di Coppa di Lega (persa) nel 2001. Da quest’anno milita, per la prima volta nella sua storia, nella serie A tedesca. L’esordio non è di quelli semplici: contro il Lipsia, squadra finanziata da un colosso delle bevande energetiche e quindi con un bel bottino di soldi da spendere per giocatori di livello. Un confronto impari, che l’Union ha perso 4-0. Ma il capolavoro è stato compiuto prima ancora del match. Al momento dell’ingresso in campo dei giocatori, dalla curva dell’Union sono spuntate grandi foto di volti. Non quelli di campioni, allenatori o presidenti. Quelli di tifosi che avrebbero voluto essere presenti alla prima partita della loro squadra del cuore nella massima serie, ma non hanno vissuto abbastanza per assistere a questo momento. Mentre esponevano le foto – 450! – c’era chi piangeva, chi continuava a cantare cori per l’Union, e chi invece è rimasto in silenzio. Perché ognuno reagisce a modo suo, ma a volte basta una foto – o anche meno, un pensiero lungo una frazione di secondo – per sentirsi meno soli. E avere quasi la sensazione che sì, quel parente o amico che ha camminato assieme a noi per un pezzetto di vita non ci abbia affatto abbandonato. E, seppur in una forma diversa, sia ancora con noi. In casa, al lavoro, e, perché no?, anche allo stadio.

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