Il Calciastorie
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Quando le squadre hanno gli stessi colori sociali

Il terrore dei daltonici, e non solo loro. Sport Recife-Atletico Paranaense, giocata il 2 luglio 2017, deve aver messo in crisi i telespettatori. I padroni di casa indossavano la divisa rossa, gli ospiti la maglia arancione. Tutto chiaro, no?

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Il terrore dei daltonici, e non solo loro. Sport Recife-Atletico Paranaense, giocata il 2 luglio 2017, deve aver messo in crisi i telespettatori. I padroni di casa indossavano la divisa rossa, gli ospiti la maglia arancione. Tutto chiaro, no? No, per l’appunto, perché serviva un occhio davvero ben allenato per distinguere i giocatori di una squadra da quelli dell’altra. Altrimenti, come poi è accaduto, si sarebbe percepita una massa di venti giocatori (più due portieri, almeno loro distinguibili) correre senza senso da una parte all’altra del campo, senza uno scopo ben definito. Lo stesso effetto che si avrebbe se Juventus e Udinese si affrontassero con le divise bianconere, o Genoa e Cagliari entrambe in rossoblù.
Per questo hanno inventato le seconde maglie, poi il marketing più di recente ha fatto il resto: terze maglie e, in qualche caso, anche la quarta maglia, per fare cassa e confondere le idee ai tifosi. Ai quali si propongono, da un anno all’altro, maglie completamente diverse: cambiasse qualche dettaglio, uno si terrebbe quella che ha già, no? Così, anno dopo anno, compaiono forme e disegni sempre più strampalati. Come la divisa dell’Inter del 2016 del tutto simile, per colori, alla lattina della Sprite, o il Napoli di pochi anni prima che esibì una divisa mimetica in verde militare, azzurro e giallo. Un eccesso di maglie? A volte il contrario. È il caso del Chelsea di Vialli e Zola che, nel 1997, andò ad affrontare il Coventry. Le terze maglie non le avevano ancora inventate, e le seconde vennero dimenticate a Londra. Quando l’arbitro vide che si stava per giocare un “blu contro blu”, rinviò il fischio d’inizio di un quarto d’ora. Della serie: vedetevela voi, fate qualcosa. E qualcosa venne fatto. Il Chelsea si fece prestare la maglia da trasferta del Coventry, a scacchi rossi e neri, tenendo però i pantaloncini blu. Un pugno negli occhi all’estetica, ma l’importante era giocare. Gli ospiti, allenati da Ruud Gullit, passarono in vantaggio con Paul Hughes, prima di essere travolti dal Coventry 3-1. Per certi versi è meglio così: se avessero vinto, magari con una rimonta epica e un gol in rovesciata al 95° minuto, non avrebbero potuto regalare la maglietta ai tifosi.

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