Il Calciastorie
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Le immagini cartonate dicono il bisogno di sentirsi vicini

“Non lo so / nel mio viaggio dove arriverò / non lo so / per la strada cosa troverò”. Max Pezzali non sarà il più grande filosofo dei nostri tempi, ma i suoi testi non riesco a trovarli banali...

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“Non lo so / nel mio viaggio dove arriverò / non lo so / per la strada cosa troverò”. Max Pezzali non sarà il più grande filosofo dei nostri tempi, ma i suoi testi non riesco a trovarli banali. O, meglio, non sono scontati. Nell’era dei tuttologi, ieri allenatori di calcio e oggi infettivologi, una canzone che si intitola Non lo so è capace di sorprendere. Nonostante tutto il ritornello punta a mettere in luce l’unica cosa che, nella canzone, Pezzali dice di sapere: “Che da dentro il mio cuore / non si riesce a scappare / sarai in ogni pensiero che avrò”. I punti fermi ci vogliono. Ma sapere di non sapere – lasciando da parte Socrate, lui sì di un altro livello – è il passo che precede un giudizio sospeso, una volta tanto. O, almeno, non dato a tutti i costi.
In Germania, il Borussia Monchengladbach (non strozzatevi nel pronunciarlo) ha dato via a una originale iniziativa. Prevedendo delle partite a porte chiuse per l’emergenza Coronavirus, ha chiesto ai tifosi di essere presenti comunque. Come? Con un cartonato. Costerà 19 euro far stampare una propria immagine in cartone e farla sistemare su un seggiolino dello stadio. Se vi sembra un’iniziativa insensata, sappiate che mille figure di cartone sono già state ordinate. Insomma, qualche tifoso che ha già aderito c’è, e magari avrà un effetto traino sugli altri. Certamente la sensazione sarà quella di uno stadio un po’ meno vuoto. Ma cosa faranno i calciatori del club quarto in Bundesliga, dopo aver segnato un gol? Andranno a festeggiare sotto la curva di cartone? Lanceranno le magliette ai manichini? Si faranno un selfie con i fan inanimati, chiedendo di mettersi in posa?
Tra il profano e il sacro, questa notizia mi ha fatto venire in mente don Giuseppe, quel parroco brianzolo che, celebrando Messa in una chiesa vuota, ha deciso di riempirla con le foto dei fedeli, in modo da sentirsi più vicino a chi è lontano. «Qualcuno mi ha anche inviato le foto dei nonni che abitano lontani – ha dichiarato a La Stampa – e sono così tante queste foto che alla fine non son nemmeno riuscito a stamparle tutte». Da un lato, i cartonati allo stadio e le foto in chiesa mi sembrano superflue e mi restituiscono un senso di finto. È davvero un’idea buona? Rispondo alla Pezzali: non lo so. Per dire anch’io l’unica cosa che so: che questo bisogno di sentirsi vicini è capace di unirci, perfino in un momento come questo.

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