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“Faccia d’angelo” non fece gol ma impedì quello altrui

“Faccia d’angelo” era un soprannome ma, più che altro, una presa in giro. Perché Roberto Rosato, di professore stopper, non si tirava mai indietro: gli attaccanti avversari si sarebbero dovuti scontrare con lui, uscendone con le ossa rotte...

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“Faccia d’angelo” era un soprannome ma, più che altro, una presa in giro. Perché Roberto Rosato, di professore stopper, non si tirava mai indietro: gli attaccanti avversari si sarebbero dovuti scontrare con lui, uscendone con le ossa rotte. Alla faccia dell’angioletto, per l’appunto. Nel 1970 giocava nel Milan, con il quale l’anno prima aveva vinto la Coppa dei Campioni. Ma, soprattutto, fu uno dei protagonisti della spedizione italiana ai mondiali del 1970, quelli che ci videro strapazzati in finale dal Brasile di Pelè ma che, nel turno precedente, divennero famosi per la partita del secolo: Italia-Germania 4-3.
Ogni storia ha i suoi eroi e Rosato non fu l’eroe di quella partita. Se non altro, perché venne sostituito all’inizio dei supplementari e dunque non fu presente in campo durante quella continua girandola di gol ed emozioni. Italia-Germania è Rivera, che prima si fa beffare non coprendo bene il proprio palo su un calcio d’angolo dei tedeschi, ma un attimo dopo segna con freddezza la rete della vittoria. Italia-Germania è Domenghini, un motorino in campo. Oppure Gigi Riva e Burgnich, il goleador che ti aspetti e quello che no, non era preventivato (66 presenze e 2 reti in maglia azzurra, ma una pesantissima, per l’appunto). Italia-Germania è la cannonata di Boninsegna nel primo tempo che diede avvio alle danze, almeno prima della rete di Schnellinger che ci costrinse ad andare ai supplementari. Eppure no. Italia-Germania è anche Rosato. A venti minuti dal 90’ Overath fa filtrare un pallone nell’area degli azzurri. La raccoglie Grabowski, che la tocca di sinistro, se la porta in avanti di destro prima di sparare un missile di nuovo col mancino. Il nostro portiere, Ricky Albertosi, non può arrivarci. Rosato sì. In acrobazia, appostato sulla linea, riesce a respingere, poi per nostra fortuna la ribattuta di Muller finisce oltre la traversa.
Se la partita fosse finita al 90’, senza il gol di Schnellinger, avremmo celebrato Boninsegna – autore del primo gol – e, per l’appunto, Rosato. Invece, per come sono andate le cose, il secondo è rimasto un po’ più in ombra. È normale che sia così. Non è normale, invece, che i Rosato delle nostre vite – quelli che non ci fanno prendere gol – siano così facilmente dimenticati. Non esistono solo i Mazzola e i Rivera: abbiamo bisogno anche noi di dieci, cento, mille Rosato.

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