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Verona 2038: vogliamo pensarci

Nel clima di incertezza che fa da sfondo a questo momento storico nel nostro Paese, non è facile avere uno sguardo capace di travalicare le miserie contingenti e di raccontare un futuro che vada oltre il famigerato “Io speriamo che me la cavo”.

Parole chiave: Editoriale (380), Stefano Origano (141), Verona (222)

Nel clima di incertezza che fa da sfondo a questo momento storico nel nostro Paese, non è facile avere uno sguardo capace di travalicare le miserie contingenti e di raccontare un futuro che vada oltre il famigerato “Io speriamo che me la cavo”. La nostra bella Verona ha dalla sua un patrimonio invidiabile di bellezze storiche, artistiche e paesaggistiche e una vocazione imprenditoriale di tutto rispetto; eppure nel 2017 era solo al 25º posto (in calo di tre posizioni rispetto l’anno precedente) nella classifica delle città italiane più vivibili stilata da Il Sole 24 ore che determina la qualità generale della vita attraverso una serie di parametri quali ricchezza, lavoro, ambiente, società, giustizia e cultura.
Ma risulta più interessante avere una prospettiva su quale domani ci aspetta non affidandoci alle pur interessanti classifiche che raccolgono i dati attraverso inchieste popolari, bensì incontrando chi ricopre i ruoli chiave, cioè coloro che detengono le funzioni che determinano le linee e i programmi per il futuro.
Si tratta di punti di osservazione privilegiati che, al di là del benessere percepito, ci possono dare dati oggettivi e chiavi interpretative di ampio respiro. “Fammi indovino e ti farò ricco”, dice il proverbio, perciò nessuno ha la pretesa di predire, al di là di semplici previsioni, cosa succederà nel futuro. Più realisticamente cercheremo di capire cosa si sta facendo oggi guardando al domani dei veronesi.
Ospiteremo ogni 15 giorni l’intervista di un personaggio, spaziando dal mondo dell’industria a quello della cultura, dall’università al commercio fino al terzo settore. La scelta di intercettare i ruoli apicali in ciascun ambito non significa che non ci interessa l’opinione del cittadino comune; anzi è proprio in vista di offrire all’uomo della strada qualche elemento di comprensione e possibilmente di speranza, che chiediamo a chi si trova ora sul ponte di comando di raccontarci cosa sta guardando nell’orizzonte veronese e quali azioni bisogna intraprendere per fare della nostra città una delle “capitali d’Europa”.
La tendenza attuale, soprattutto in politica, è quella del ripiegamento sull’oggi, rinunciando alle prospettive di lungo termine, ma se è certo che noi non ci saremo più, ciò non significa che siamo esonerati dal tentare almeno di lanciare lo sguardo su cosa lasciamo e cosa stiamo preparando per i nostri nipoti. Loro ci saranno e come vivranno dipende anche da come noi oggi programmiamo il loro domani.

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