Editoriale
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Quegli inferni di cui sono vittime molti bambini

Qualche anno fa un tale mi disse: «So che l’inferno esiste e non sarei poi così sicuro che sia vuoto, come sostengono alcuni teologi. Di certo saprei io chi mandarci». Queste parole mi sono tornate alla mente più volte nei giorni scorsi dopo le tragiche notizie che hanno avuto come protagonisti dei bambini. Dapprima ragazzine di nemmeno dieci anni imbottite di esplosivo, inviate e fatte esplodere nei mercati della Nigeria da persone senza scrupoli...

Qualche anno fa un tale mi disse: «So che l’inferno esiste e non sarei poi così sicuro che sia vuoto, come sostengono alcuni teologi. Di certo saprei io chi mandarci». Queste parole mi sono tornate alla mente più volte nei giorni scorsi dopo le tragiche notizie che hanno avuto come protagonisti dei bambini.
Dapprima ragazzine di nemmeno dieci anni imbottite di esplosivo, inviate e fatte esplodere nei mercati della Nigeria da persone senza scrupoli. In qualche caso, come raccontato da una di loro che per mancanza di coraggio ha disobbedito (benedetta fu la disobbedienza!), si tratta degli stessi genitori di coloro che impropriamente vengono chiamate bambine kamikaze. Infatti che grado di volontarietà e di consapevolezza dovrebbero avere giovanissime creature mandate a morire dopo essere state sottoposte ad un lavaggio del cervello e spesso drogate?
Quindi è stata la volta del video dello Stato islamico con un boia sì e no decenne, accompagnato da un uomo armato di kalashnikov, che con due colpi di pistola ha ucciso altrettante spie, probabilmente kazake, per poi esultare: «Ho ucciso gli infedeli, diventerò mujaheddyn», come avesse vinto ai videogiochi.
E che dire di Glyzelle Palomar, la dodicenne filippina salvata dalla strada scoppiata in un pianto a dirotto quando ha chiesto al Papa perché ci sono bambini rifiutati dai genitori, vittime di abusi? Perché Dio permette queste cose? E il Santo Padre ad affermare che quella sul dolore innocente è l’unica domanda senza risposta. Anzi, una risposta c’è: il pianto. Il discorso improvvisato sulla “teologia del pianto” è stata un’altra perla preziosa inanellata da Bergoglio. E da ultimo i tredici adolescenti mitragliati a Mosul sulla pubblica piazza dai miliziani dell’Isis, colpevoli di aver fatto l’unica cosa che accomuna
ragazzi di tutto il mondo, a prescindere da lingua, religione, etnia: aver osato guardare in tv una partita di calcio, nella fattispecie quella di Coppa d’Asia tra la nazionale irachena e quella giordana. Ma si potrebbero anche ricordare le 266 studentesse rapite nell’aprile dell’anno scorso da Boko Haram in Nigeria, delle quali non si è più saputo nulla. Come pure i bambini soldato, una piaga che si trascina da decenni e che vede mettere in armi dei ragazzini, in quanto non hanno paura di affrontare i pericoli e quindi sono delle vere e proprie macchine da guerra. E le vittime di pedofili, gli schiavi del turismo sessuale, quelli costretti a lavorare in fabbriche malsane o all’accattonaggio…
Il fatto che vi siano adulti che negano ai bambini la possibilità di vivere l’età della fanciullezza, quella più bella della vita umana o, peggio ancora, che li mandano alla morte, ritengo sia qualcosa di disumano, irrazionale e perverso, anzi di diabolico. Da qui l’evocazione dell’inferno, che dice opposizione insanabile e irredimibile verso la vita e l’amore. Certo, finché c’è vita, c’è speranza. Non resta allora che appellarci a Dio perché illumini le menti e converta i cuori, prima che sia troppo tardi e non resti che il pianto senza fine.

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