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Don Pino Puglisi raccontato dal giovane Federico

Alessandro D’Avenia
Ciò che inferno non è
Mondadori, Milano 2014
pagg. 317 – 19 euro

Don Pino Puglisi raccontato dal giovane Federico

A vent’anni dalla morte, la beatificazione di don Pino Puglisi (2013) ha risvegliato l’attenzione su una figura straordinaria di prete, in cui feriale ed eccezionale si sono fusi a tal segno, che risulta difficile distinguerli e ancor più arduo separarli. Attorno all’apostolo del Brancaccio è fiorita una letteratura varia, e nemmeno la settima arte ha voluto far mancare il meritato omaggio a 3P (Padre Pino Puglisi). Sicuramente nel riavvicinare al grande pubblico la figura del prete palermitano ucciso dalla mafia contribuirà anche un suo studente, divenuto scrittore di successo con Bianca come il latte, rossa come il sangue: Alessandro D’Avenia.
Per dar vita alla storia intitolata Ciò che inferno non è, il giovane concittadino di don Puglisi sceglie un segmento preciso del ministero di quest’ultimo: l’estate del 1993, sul finire della quale, proprio nel giorno del cinquantaseiesimo compleanno (15 settembre), il minuto prete siciliano muore davanti alla sua abitazione.
Valorizzando suggestioni autobiografiche, ma anche una conoscenza empatica del mondo giovanile, D’Avenia narra gli ultimi mesi di vita di don Pino, prete instancabile, impegnato a piantare semi di Vangelo in un angolo d’inferno. La narrazione si colloca nella prospettiva offerta da Federico, diciassettenne inquieto, innamorato delle rime del Petrarca e degli ossimori e, in generale, delle parole con la loro capacità di ordinare il mondo. Al termine dell’anno scolastico concluso con successo, egli si trova a dover investire il delicato capitale delle lunghe vacanze estive, gravide di opportunità, di promesse, ma pure di una dose prevedibile e ineliminabile di noia. Pur provenendo da un quartiere nobile di Palermo, grazie all’incontro con don Pino, trova nell’inferno del Brancaccio una zolla di felicità, che brilla nelle parole semplici e sagge del prete, nella possibilità di essere utile ai bambini randagi del quartiere, nelle promesse scoccate come dardi dallo sguardo di Lucia. Il giovane romanziere dà una magnifica descrizione di Federico, che potrebbe attagliarsi alla sagoma di ogni coetaneo: “Lui ha tutte le domande, ma le risposte arriveranno quando le avrà dimenticate. Diciassette è un errore di tempistica tra domanda e offerta”. Con un termine che D’Avenia usa volentieri e frequentemente, si potrebbe definire una slogatura. È ciò che con pazienza don Pino riesce a guarire nell’anima di Federico, coinvolgendolo in un grande sogno. Mentre assimila il senso dell’esperienza che sta vivendo, il ragazzo comprende l’azzardo costituito dalla disponibilità a lasciarsi mettere le mani “dentro” da un’altra persona: può stringere l’anima fino a soffocarla. La persona giusta può, però, farla respirare come mai ha potuto o voluto. Questa seconda possibilità prende corpo, nonostante il sentiero della vita di don Puglisi sia violentemente interrotto nella serata del 15 settembre 1993.
L’autore del romanzo è dottore di ricerca in Lettere classiche. Anche lasciando a parte riferimenti storici e letterari precisi e, peraltro, misurati, la prosa impiegata dallo scrittore siciliano ne svela la cultura e l’estro. È asciutta ed evocativa, pasce il lettore di immagini, di metafore e degli ossimori che tanto piacciono a Federico. Esce dalla penna di una persona che ha ammirato don Pino, ma si mantiene a debita distanza dal panegirico. Così il prete di cui si racconta svela un saldo legame con il cielo, fino al punto da piegarne un lembo sui tetti del Brancaccio, ma mostra altrettanto bene dove toccano le sue scarpe.
Volendo essere onesti fino in fondo con l’ottimo racconto e con l’elegante prosa di D’Avenia, ad alcuni passaggi davvero molto belli, anche per grado di levigatura, se ne alternano altri che paiono fatti apposta per essere dilaniati e spacciati sulle bacheche di Facebook. Sarebbe esagerato arrivare a conclusioni affrettate, ma non si può nemmeno sottacere un difetto che buttera un lavoro piacevole e convincente.

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