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Mele marce in albero sano

Ci sono notizie brutte, che lasciano amarezza; e notizie ancora peggiori, che feriscono e fanno male...

Parole chiave: Editoriale (403), Stefano Origano (141)

Ci sono notizie brutte, che lasciano amarezza; e notizie ancora peggiori, che feriscono e fanno male. Quella relativa ai fatti che hanno portato agli arresti di un ispettore e di altri 4 agenti della polizia di Verona, accusati in almeno sette occasioni di aver abusato di persone sottoposte alla loro custodia, è una di queste ultime perché rischia di minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni che lo Stato mette a loro salvaguardia. Sono decine di migliaia gli agenti che ogni giorno prendono servizio, correndo il rischio di prendersi qualche pallottola al posto nostro e sono anche malpagati. Il loro è un lavoro “sporco”, perché devono confrontarsi con quella parte di umanità che non ha quasi nulla da perdere e tutto da guadagnare anche con comportamenti criminali.
Ora, dopo le indagini durate 8 mesi, sono stati i colleghi a dover serrare le manette ai polsi di coloro che fino al giorno prima magari condividevano le stesse operazioni di polizia. Un compito non facile, perché esiste anche una rete di relazioni personali che vanno al di là del rapporto lavorativo e che implicano una carica emotiva umana condizionante.
Va detto che, prima di gettare la croce sulle spalle, vanno percorse tutte le tappe giudiziarie che lo Stato di diritto prevede e quindi fino alla sentenza (con i suoi gradi) c’è la presunzione di innocenza e il diritto alla difesa.
In questi casi si usa citare l’esempio delle “mele marce”: quindi prima di tutto si verifichi se le mele sono marce realmente e quante sono; poi, se sono guaste, vanno immediatamente tolte dal cesto altrimenti infettano tutte le altre. Ciò non significa che le mele siano tutte da buttar via, anzi; e visto che le indagini si sono svolte all’interno del corpo di polizia, sta a dimostrare che le donne e gli uomini della questura di Verona meritano ancora la fiducia dei cittadini.
Un’ultima considerazione riguarda però anche altri 23 poliziotti che, pur non avendo preso parte direttamente alle violenze, potrebbero non aver impedito o comunque non aver denunciato gli abusi pur essendone a conoscenza. In questo caso non vale il principio secondo il quale è sufficiente che ognuno badi ai fatti propri: perché chi ha scelto la missione di avere occhi di cura per la società, non può chiuderli in nessun caso.

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