Editoriale
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Ma non sarà la fine del mondo

È iniziata la primavera, ma a dire il vero non abbiamo mai sentito l’inverno così fiacco come quest’anno. In primavera tutto sa di vita, di germoglio, di ripresa, di luce e dunque anche di gioia...

È iniziata la primavera, ma a dire il vero non abbiamo mai sentito l’inverno così fiacco come quest’anno. In primavera tutto sa di vita, di germoglio, di ripresa, di luce e dunque anche di gioia. Però, se quest’anno sentiamo poco il passaggio alla nuova stagione per ragioni climatiche, lo sentiamo ancora meno per ciò che si prospetta a breve e a più lungo termine: un tempo siccitoso che sta già facendo tremare i coltivatori, una situazione internazionale che, invece di progredire, sembra andare indietro tra guerre di cui non si vede la fine, disordini sociali (vedi Francia, ma anche Stati Uniti), dissesti finanziari e per ultimo (ma non ultimo, tanto per completare con i riferimenti stagionali) l’inverno demografico – nascono sempre meno bambini – che non vuole lasciare nessun spiraglio alla primavera (ne parliamo per quanto riguarda il settore scolastico a pag. 11).
Dunque tutto nero? I numeri non mentono e portano in questa direzione senza ombra di dubbio, ma non sarà la fine del mondo. Oggi pensiamo alle conseguenze sociali di un progressivo impoverimento del nostro territorio sotto diversi punti vista: meno bambini, poi meno scuole, poi meno imprese, poi meno servizi, poi meno welfare, poi meno comunità… poi tanta solitudine.
Ma non sarà la fine del mondo, almeno non subito, bensì la fine di questa forma di mondo, che lascerà il posto ad una forma nuova. Quale? Non lo sappiamo ancora, ma immagino che comporterà nuove convinzioni, nuove relazioni, nuove sensibilità, nuove leggi, nuovi equilibri internazionali, nuovi problemi e, naturalmente, nuove opportunità per chi saprà interpretare in modo intelligente il nuovo che verrà e in qualche modo orientarlo (senza la pretesa di programmarlo). Probabilmente questo “nuovo” non sarà qui da noi, ma altrove; non saremo più noi, pochi, ricchi, vecchi e privilegiati a dettare le condizioni e gli standard per il resto del pianeta, ma non sarà la fine del mondo…
Un altro quesito: in tutto ciò che fine farà la Chiesa? Neanche in questo caso sarà la fine del mondo. Sicuramente sarà sempre meno religione e sempre più opzione di fede, nella ricerca di ciò che è essenziale. Aperta alle novità senza timore e al tempo stesso tesoro di sapienza. Soprattutto presente là dove ci sono ferite da guarire e segnali deboli da intercettare.

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