Editoriale
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La fragilità immagine della bellezza di Dio

L’emergenza che sperimentiamo sul nostro territorio, ma anche nella vita sociale e più in generale nel “sistema Italia”, ci induce a un atteggiamento di pessimismo e invece di spingerci a cercare soluzioni e nuove strade diventa una sorta di annebbiamento della mente...

Parole chiave: Editoriale (380), Stefano Origano (141)

L’emergenza che sperimentiamo sul nostro territorio, ma anche nella vita sociale e più in generale nel “sistema Italia”, ci induce a un atteggiamento di pessimismo e invece di spingerci a cercare soluzioni e nuove strade diventa una sorta di annebbiamento della mente. Venezia, Genova, Matera in questi giorni sono diventate il triste simbolo del rapporto difficile e sempre in bilico tra la natura con le sue leggi e la presenza umana. Un equilibrio raggiunto con secoli di lavoro, con la pazienza della formica e il genio di chi costruisce una città là dove sembra impossibile, realizzando un miracolo di bellezza, si sta infrangendo.
Altrettanto si può dire della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne celebrata pochi giorni fa: «La violenza sulle donne non smette di essere emergenza pubblica – è il grido di allarme lanciato dal presidente Mattarella nel suo messaggio – e per questo la coscienza della gravità del fenomeno deve continuare a crescere». La metà più bella del mondo non riesce a togliersi l’etichetta di “sesso debole” assegnatale da un mentalità, tanto atavica quanto ingiusta.
Rimangono poi le emergenze endemiche e strutturate come quella sanitaria, dei rifiuti, il razzismo, l’omofobia... senza contare quelle solo percepite generate dalle fake news.
C’è un filo conduttore che tiene uniti questi ambiti e si chiama fragilità. Generalmente assegnamo a questa parola un significato negativo: insicurezza, disistima, emarginazione, ma se osserviamo più attentamente ci accorgiamo che la fragilità non è che l’altra faccia della bellezza. Perché lo sguardo di un bambino è così bello da suscitare un moto irresistibile di simpatia? Perché è piccolo, delicato, innocente, spontaneo… in poche parole: fragile e bisognoso di cura continua e di protezione.
Le cose belle sono sempre fragili, e le fragilità umane in modo particolare richiedono più attenzione e premura perché celano un tesoro di bellezza: l’immagine di Dio.
Il tempo di Avvento che iniziamo illumina questo mistero: anche per Dio la fragilità, rivelata attraverso l’incarnazione del Signore Gesù, non è un ostacolo, ma un modo meraviglioso per manifestare la sua bellezza.
Rimane un dato inconfutabile: la fragilità mette tutti sullo stesso piano, permette di farsi amare e fa capire che abbiamo bisogno del prossimo. Prendersi cura delle cose, delle persone e della comunità è dunque una grande opportunità.

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