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La bellezza non ha età. La fertilità sì

Il Ministro della salute ha annunciato che il 22 settembre si svolgerà il Fertility Day. Un’iniziativa volta a dare una corretta informazione sulla cura dell’infertilità (maschile e femminile) e sulla necessità di “ascoltare” l’orologio biologico della natura. La Lorenzin ha spiegato che non si tratta di «un invito alla gravidanza» ma «alla consapevolezza»...

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Il Ministro della salute ha annunciato che il 22 settembre si svolgerà il Fertility Day. Un’iniziativa volta a dare una corretta informazione sulla cura dell’infertilità (maschile e femminile) e sulla necessità di “ascoltare” l’orologio biologico della natura. La Lorenzin ha spiegato che non si tratta di «un invito alla gravidanza» ma «alla consapevolezza». A parte l’inglesismo, la proposta intende far riflettere sul problema della diminuzione delle nascite nel nostro Paese. Argomento tabù che più tabù non si può e che questo governo ha per la prima volta sdoganato.
Che sia un tabù lo dimostrano le reazioni indignate dei vari guru che parlano alla pancia (da Saviano alla Littizzetto) e che accusano la Lorenzin di fare eccessiva pressione sulle donne affinché “facciano” figli il prima possibile.
Certo, la comunicazione è stata quella che è stata: dal comico al ridicolo. Però diciamo la verità: la campagna del ministero ha toccato un nervo scoperto non solo generazionale ma soprattutto culturale.
Il vero problema della denatalità è che veniamo da cinquant’anni di campagna per la liberazione sessuale. E ci siamo ancora dentro. Siamo cresciuti con una mentalità che ha separato la sessualità da ogni forma di responsabilità, da ogni legame impegnativo di coppia o generazionale. Abbiamo promosso corsi di educazione sessuale, dove il problema erano i figli e l’obiettivo era evitare di averne. Siamo vissuti con una mentalità contraccettiva e abbiamo ridotto la famiglia a faccenda privata. Qui non c’entra niente il peccato. Ma un’idea povera di sessualità che quando è insegnata a scuola si limita a illustrare i rischi che comportano i rapporti sessuali precoci.
A questa logica abbiamo inoltre, agganciato un astratto  egualitarismo per cui abbiamo messo sullo stesso piano qualsiasi esperienza affettiva come se tutto fosse uguale: le famiglie con tre figli e le coppie omosessuali, le convivenze a tempo e le famiglie che adottano o ospitano minori in affidamento. Ma, a parità di stipendio chi è più povero: la famiglia con tre figli o la coppia omosessuale? E chi investe di più sul futuro del nostro Paese: la famiglia con tre figli o la coppia omosessuale? Ma per favore. Un po’ di onestà intellettuale. Nell’udienza giubilare di sabato Papa Francesco ha parlato di falsa libertà. «Sembra che l’uomo di oggi non ami più pensare di essere liberato e salvato da un intervento di Dio; l’uomo di oggi si illude infatti della propria libertà come forza per ottenere tutto. Ma in realtà non è così. Quante illusioni sono vendute sotto il pretesto della libertà e quante nuove schiavitù si creano ai nostri giorni in nome di una falsa li-bertà».
Insomma, il progetto post-moderno che immagina la felicità nell’autonomia e la giustizia nell’egualitarismo astratto, non funziona. Chi ha illuso e continua a illudere i giovani circa questa libertà, si dovrà assumere le proprie responsabilità di fronte al giudizio della Storia.
E a proposito di storia e storie, ce n’è una piccola forse, ma promettente: proprio a Verona si sta facendo notare un certo fermento da parte di giovani cattolici, i quali hanno preso le mosse proprio dalla famiglia quale elemento generativo il loro impegno sociale e, si badi, politico.
Qualcosa vorrà pur dire.

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