Che intelligenza ha l’intelligenza artificiale
di LUCA PASSARINI
Novità dirompente e solo agli albori: con implicazioni enormi e non mancano i timori

di LUCA PASSARINI
“Naturale o artificiale, questo è il dilemma”: chissà se l’Amleto di William Shakespeare oggi si chiederebbe questo riguardo l’intelligenza. Molti ne stanno parlando in questi mesi e la situazione si è fatta ancora più calda dopo alcuni fatti di cronaca politica – nazionale e internazionale –, tra cui la presenza dei proprietari delle principali aziende dell’informatica e della tecnologia alla cerimonia di insediamento di Donald Trump alla presidenza Usa.
Questi miliardari, di fatto, hanno in mano l’intelligenza artificiale e stanno cercando di far passare l’idea che essa sia più performante di quella naturale. Inoltre, sono accusati da più parti di usare la tecnologia informatica e le piattaforme di comunicazione non solo per fare i propri interessi – e questo è abbastanza evidente e “normale” –, ma anche per diffondere un sistema ideologico. Qui ci sarebbe di mezzo disinformazione manipolatoria, ingerenze dei governi, controllo di quel World Wide Web – “rete di ampiezza mondiale”, il www che digitiamo sul computer – che è nato all’insegna della libertà.
Il vescovo Domenico Pompili, intervenuto come presidente della Commissione episcopale per la Cultura e le comunicazioni sociali della Cei al Convegno nazionale a margine del Giubileo del mondo della comunicazione, ha sottolineato come la difesa di questa essenza aperta sia «fondamentale per la nostra stessa libertà di parola» e ha affermato: «Paradossalmente il più grande valore dell’intelligenza artificiale è il mettere in luce per contrasto l’intelligenza naturale».
Si tratta, quindi, di rimanere in guardia rispetto a nuove forme di comunicazioni che non sono «semplicemente neutre, perché non sono indifferenti» e che rischiano di portarci a una «condizione di instupidimento» legata a una sorta di smaterializzazione della realtà. I passi davvero importanti, secondo il Vescovo, sono «volgere sguardo alle cose concrete», fare pace con i nostri limiti, dare peso alla riflessione che è antidoto anche a una vita all’insegna solo del timore.
L’intelligenza naturale dimostra la sua forza nel fatto che «l’umano racconta sé mentre inventa qualcosa fuor di sé» ed è «disponibile a farsi trasformare dalle sue stesse invenzioni»; quella artificiale è allo stesso tempo «veleno e rimedio». Alla prudenza ha invitato, nello stesso convegno, anche Maria Chiara Carrozza, presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). Per lei l’intelligenza artificiale è uno strumento importantissimo per la ricerca scientifica, ma al momento risulta essere dominio di pochi che la sfruttano per fare soldi.
Foto Tanatpn13p@123RF.com
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