Editoriale
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Il “nostro” mare cimitero di civiltà

Dopo 5 anni il Papa è tornato nell’isola di Lesbo, simbolo della tragedia migratoria, per guardare negli occhi i profughi: con la sua presenza chiede di superare il cinico disinteresse verso chi sta ai margini, condannandoli di fatto alla morte.

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Dopo 5 anni il Papa è tornato nell’isola di Lesbo, simbolo della tragedia migratoria, per guardare negli occhi i profughi: con la sua presenza chiede di superare il cinico disinteresse verso chi sta ai margini, condannandoli di fatto alla morte.
 «È facile instillare il sentimento della paura – ha affermato il Pontefice – e così, invece di indagare in profondità le cause delle emergenze umanitarie, si condannano le povere persone, che ne pagano le conseguenze venendo pure usate per propaganda politica».
Il Mediterraneo, che per millenni ha unito popoli diversi e terre distanti – ha continuato il Papa – sta diventando un freddo cimitero senza lapidi. Il Mediterraneo, «culla di tante civiltà, sembra ora uno specchio di morte. Non lasciamo che il mare nostrum si tramuti in un desolante mare mortuum, che questo luogo di incontro diventi teatro di scontro! Non permettiamo che questo “mare dei ricordi” si trasformi nel “mare della dimenticanza”. Vi prego, fermiamo questo naufragio di civiltà!».
Avrebbe voluto fermarsi a dialogare con loro e ascoltarli uno per uno, ma ha potuto solo incontrarli di passaggio. La sua presenza comunque ha messo sotto i riflettori il dramma dei rifugiati e la sua denuncia si è fatta sentire forte contro chi erge muri e fili spinati. Papa Francesco ha il coraggio di guardare in faccia la realtà e di toccarla con le sue mani, obbligando anche noi a vergognarci per tutte le volte che ci giriamo dall’altra parte.
Questa crisi umanitaria interessa tutto il mondo e dunque in gioco c’è il futuro di tutti; ma mentre per altre questioni legate alla globalizzazione come la pandemia da Covid o i cambiamenti climatici, pur in modo discontinuo e con molti ritardi, si sta mobilitando la comunità internazionale, su questo tema si è drammaticamente fermi e non ci si accorge che sono a rischio migliaia di vite umane. «Non si voltino le spalle alla realtà, finisca il continuo rimbalzo di responsabilità, non si deleghi sempre ad altri la questione migratoria, come se a nessuno importasse e fosse solo un inutile peso che qualcuno è costretto a sobbarcarsi!». Quanto a noi, non aderiamo alla folla del “politicamente corretto” che applaude entusiasta a papa Francesco, fustigatore di costumi, ma si guarda bene dall’ascoltare ciò che dice e a convertirsi.

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